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Svimez: il Ponte sullo Stretto è l’opera più strategica d’Italia e il collante di una grande Area metropolitana

Da un lato il Rapporto 2023 dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, dall’altro le dichiarazioni del presidente Giannola a favore del collegamento stabile

Lo scenario è ricco di contraddizioni, ci sono segnali di speranza e altri che inducono al pessimismo più nero. Dal Rapporto Svimez 2023 emerge che il Mezzogiorno, nella fase successiva allo “choc” pandemico, ha fatto registrare una crescita occupazionale sostenuta, grazie alla quale è tornato su livelli di occupazione superiori a quelli osservati nel pre-pandemia, ma i posti di lavoro, rimangono ancora al di sotto di circa 300 mila unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2018. Inoltre, il peso della componente del lavoro a termine nelle regioni meridionali «rimane a livelli patologici, soprattutto se confrontato con il resto del Paese e le medie europee. La quota di occupati a termine sul totale dei dipendenti è pari al 22,9% al Sud contro il 14,7% del Centro-Nord. Soprattutto, nel Mezzogiorno si resta precari più a lungo: quasi un lavoratore meridionale a termine su quattro è occupato a termine da più di cinque anni, quasi il doppio rispetto al resto del Paese». E continua la fuga di lavoratori e competenze. Tra il 2001 e il 2021 circa 460.000 laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, per una perdita netta di circa 300.000 laureati nell'area. zSi stima che circa 130.000 erano in possesso di una laurea Stem nelle discipline della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Nel solo 2021 circa 9.000 laureati che hanno lasciato il Mezzogiorno (su un totale di 27.000) possedevano competenze Stem: un terzo dell'investimento meridionale in competenze scientifiche e tecnologiche si è «disperso» a favore dei sistemi produttivi diversi da quelli insediati al Sud». Un dato confortante è che, complessivamente, nel triennio di previsione, gli investimenti dovrebbero crescere in maniera più pronunciata nel Mezzogiorno, grazie ai ritmi di crescita del 2024-2025 stimati al di sopra della media delle regioni Centro-Settentrionali.
E proprio a questo dato si ricollega l’analisi fatta nelle scorse settimane dal presidente di Svimez, Adriano Giannola, che ritiene di fondamentale importanza, per tutto il Sud e per l’intero Paese, la realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria e che riconosce il Ponte come il collante di quella che dovrà diventare una delle Aree di maggiore espansione d’Italia e d’Europa, la grande Area metropolitana dello Stretto.
«L’Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno – ha sottolineato Giannola –, è da sempre schierata a favore del Ponte sullo Stretto di Messina, con studi scientifici che, sin dalla sua costituzione nel 1946, ne hanno puntualmente dimostrato la strategicità per l'economia dell'intera nazione democratica e repubblicana nata dalle ceneri della Seconda guerra mondiale». Il presidente di Svimez è stato, ed è, molto critico nei confronti dell’ex ministro dei Trasporti Enrico Giovannini e del suo «incredibile atteggiamento dilatorio». Per questo, ricorda Giannola, «sembrò naturale e di buon senso rivolgersi ad una persona di levatura internazionale come Mario Draghi per chiedere al premier voluto da Sergio Mattarella e dall'Italia tutta di prendere lui personalmente in mano il dossier del Ponte per non perdere l'ultima occasione dei fondi europei per realizzarlo finalmente».

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