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Area dello Stretto, sarà una rivoluzione: non solo il Ponte ma anche gli effetti della Zona economica speciale

Una elaborazione grafica del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, tratto dal sito www.projectmate.com. Il via libera del cda della Stretto di Messina, presieduto da Giuseppe Zamberletti, su proposta dell'amministratore delegato Pietro Ciucci, ha completato l'iter di approvazione - avviato a metà giugno scorso - del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina e dei 40 chilometri di raccordi a terra stradali e ferroviari, comunica una nota della societa'.ANSA/INTERNET-WWW.PROJECTMATE.COM+++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

Se i parametri fossero le immagini desolanti del cantiere del porto di Tremestieri o delle aree della cittadella fieristica (e della Zona falcata), nessuno coltiverebbe speranze per il futuro. Eppure, mai come in questi mesi, in questi giorni, si gioca il destino di Messina e dell’intera Area dello Stretto con prospettive di una trasformazione radicale, sia sul piano infrastrutturale sia sul versante socio-economico.
Tutto ruota, ovviamente, attorno al collegamento stabile perché se davvero, entro l’estate del 2024, sarà pronto il progetto esecutivo – come ha ribadito l’ad della società Stretto, Pietro Ciucci, durante le sue visite istituzionali a Messina, a Palermo e in Calabria –, i cantieri del Ponte e delle opere collegate sancirebbero una svolta epocale nella storia dei nostri territori.
Ma c’è anche tanta altra carne al fuoco. Lo Stretto, ad esempio, potrebbe essere una delle Aree strategiche più importanti nel progetto coltivato dal ministro Fitto e che ha avuto il primo via libera dall’Europa. La proposta di trasformare il Sud in un’unica Zona economica speciale (che comprenderebbe le regioni di Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Abruzzo, Molise e Sardegna) avrebbe indubbi riflessi su questa porzione geografica dove già si prevede il grande investimento da 13,5 miliardi per la costruzione del Ponte. Un regime di agevolazioni stabile, semplificato e chiaro, non più soggetto alle singoli legislazioni regionali (inclusa quella siciliana, che ha diviso in due la fetta delle Zes, tra Sicilia Occidentale e Sicilia Orientale, con Messina che ha un ruolo marginale in quella dove la fanno da padroni Catania e Augusta) non porterebbe che benefici in riva allo Stretto, con la possibilità di intercettare investimenti mai visti finora.

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