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Pietro Ciucci a Messina e il "puzzle" 20 anni dopo: "Ponte, è la volta buona"

Il ritorno a Messina e in Calabria dell’amministratore delegato della società Stretto, il passaggio alla Gazzetta nel ricordo di Nino Calarco. Ecco l’intervista

Era il 2 agosto 2003, l’estate di 20 anni fa, e l’allora cinquantaduenne imprenditore romano mostrava, sorridente, il plastico del Ponte sullo Stretto, in uno degli stand della Fiera Campionaria. Vent’anni, o giù di lì, trascorsi sulle montagne russe, o come in una maratona dove proprio quando gli atleti sembravano vicinissimi all’arrivo, ecco che il traguardo veniva spostato o addirittura rimosso. Pietro Ciucci ricorre alla metafora del puzzle: «Le tessere stavano tutte combaciando tra loro, poi qualcuno ha deciso di prenderlo così come capitava e metterlo in un cassetto. Ora stiamo ricostruendo, passo dopo passo, quel mosaico...». Ed è anche per questo che, a distanza di poco più di un mese dalla nomina, l’ex presidente dell’Anas, tornato sulla scena con lo stesso incarico di ad della società Stretto, tra i suoi primi atti, ha voluto riallacciare i rapporti con i territori, recandosi ieri a Palermo, dove ha avuto un confronto con il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, e a Messina, dove ha incontrato la prefetta Cosima Di Stani e il sindaco Federico Basile (oggi sarà in Calabria a Villa San Giovanni e a Reggio).

Poi, il passaggio alla Gazzetta, dove c’è stato anche spazio per un emozionante ricordo di una straordinaria persona, Nino Calarco, che all’importanza del Ponte sullo Stretto per il rilancio di Sicilia, Calabria e dell’intero Sud, aveva sempre creduto, dedicando a quel progetto, con passione, competenza e lungimiranza (e sempre a titolo gratuito), parte della propria esistenza.

Da dove si riparte, dott. Ciucci?

«Il ri-cominciare è sempre più difficile del cominciare. Ma lo stiamo facendo con il piede sull’acceleratore, convinti che questa sia la volta buona, perché ci sono tutte le condizioni per realizzare non solo la più grande infrastruttura strategica italiana ma un’opera in grado di cambiare radicalmente gli scenari internazionali. Io ripeto spesso che sì il Ponte avrà due piloni, sulle due sponde, ma ne ha anche altri a Roma, a Berlino e fino a Helsinki, perché quest’opera fa parte di un unico Corridoio che unirà la Scandinavia al Mediterraneo».

E ripartire dal dialogo con i territori è di fondamentale importanza.

«Sì, l’ho ribadito sia al presidente Schifani sia al sindaco Basile e alla prefetta di Messina. Qui non c’è, e non ci sarà mai, alcuna contrapposizione. Questa è un’opera che non potrà non essere territoriale, anche se inquadrata su scala molto più ampia. Noi già venti e dieci anni fa avevamo fatto un grande lavoro di ascolto e di sintesi delle istanze dei territori, raccolte e inserite nel progetto definitivo. Ora ricominciamo e siamo pronti a discutere insieme, consapevoli che i benefici del collegamento stabile superano di gran lunga i possibili disagi che i territori avranno durante la fase di cantierizzazione».

Come vi state muovendo in queste settimane e quali saranno i prossimi step?

«Partiamo dal fatto che c’è una scadenza precisa, ed è quella indicata dalla nuova legge: il 31 luglio 2024. Entro quella data dovremo approvare il progetto esecutivo, il che vorrà dire che dopo poco tempo si potranno avviare i cantieri».

Non le sembra un azzardo riuscire a far tutto in un solo anno?

«Sarebbe un’impresa record, mai realizzata in Italia, ma noi ci crediamo. E lavoriamo per questo, per arrivare alla data indicata dalla legge. I passaggi intermedi li abbiamo già definiti. A giorni ci sarà la nomina del Comitato scientifico. Noi, come società Stretto, abbiamo ripreso i rapporti con il Consorzio Eurolink e, a questo proposito, voglio fare gli auguri di buon lavoro al nuovo presidente, Gianni De Gennaro, una scelta, quella di Webuild, che testimonia come l’urgenza di garantire l’assoluta trasparenza e legalità sia sentita anche dal General Contractor, e non solo dalla Stazione appaltante, cioè lo Stato».

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