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Porto di Tremestieri, servono 43 milioni: la soluzione arriverà da Roma

Per evitare che il porto diventi una clamorosa incompiuta nella città del Ponte. Sono i fondi che mancano per finire l’opera che costerà il 60% in più. L’Authority può recuperarne 17 (risorse europee) a rischio revoca

È a Roma la soluzione del caso Porto di Tremestieri. Perché non resti la più classica delle incompiute, servirà un sostanzioso aiuto del Governo. Uno di quelli che faranno la differenza tra una grande opera e un fiasco clamoroso. Peraltro nella stessa città in un cui fra un anno, o poco più, dovrebbe partire la più grande sfida strutturale mai realizzata al mondo nell’ambito dei ponti. La nuova stima per i costi di completamento dell’opera è di 43 milioni. Somma che si aggiunge a quella originale di 72 milioni. In pratica per avere il Porto di Tremestieri, ad oggi, servirà il 60% in più di quanto non fosse stato stanziato nel 2009. Un’impennata clamorosa dovuta all’aumento dei costi dei materiali, ma anche alla lentezza con cui si è sviluppata in tre lustri tutta la fase di progettazione, affidamento e realizzazione.
Fa, invece, decisamente meno paura l’ipotesi che l’opera si blocchi perché i fondi che l’Autorità di Sistema a valere sul Pon possano essere “ritirati” perché non spesi in tempo. Si tratta di 17 milioni di euro per i quali il Ministero delle Infrastrutture ha avviato una procedura di revoca. A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è lo stesso presidente della Authority Mario Mega. «L'Adsp – ha detto ieri – manterrà gli impegni presi. Ovviamente c'è la possibilità di utilizzare fondi del proprio bilancio anche se per far questo dovranno forse essere definanziati o rinviati altri interventi già inseriti nel nostro programma triennale delle opere».
Ma c’è un’altra via per salvare il finanziamento europeo del Pon ed evitare che l’Authority, debba tagliare altre opere. Nei giorni scorsi il Comune aveva inviato al Ministero delle Infrastrutture una nota in cui oltre a chiedere i 43 milioni necessari per la copertura dei nuovi costi dell’opera, chiedeva che, appunto, venisse posticipata la “scadenza” della rendicontazione del finanziamento europeo dei 17 milioni.

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