Un colpo di scena ha “scosso” l’udienza preliminare per l’inchiesta “Impasse”, l’operazione che ha portato la Dda e la Guardia di Finanza, nel dicembre scorso, a smantellare un’organizzazione specializzata nel narcotraffico e una rete che partiva da Giostra, il quartier generale, per allungare i propri tentacoli fino alla Calabria e alla provincia di Catania, terre di conquista e, soprattutto, di rifornimento. Ieri si sarebbe dovuta svolgere la maxi udienza preliminare – gli imputati sono ben 65 – di fronte al gup Claudia Misale, ma tutto è stato rinviato al 14 luglio perché è stata messa agli atti dalla Procura (l’accusa è rappresentata dai sostituti della Dda Francesco Massara e Antonella Fradà), a disposizione delle difese, la deposizione di un nuovo collaboratore di giustizia: si tratta del messinese Nicola Mantineo, detto “u spaparzeu”. Sono due, adesso, i collaboratori coinvolti nell’operazione: l’altro è Giovanni Bonanno. Mantineo ha deciso di “parlare”, dunque, e le sue dichiarazioni cambiano, ovviamente, gli scenari.
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