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Messina, l’anziano accoltellato all'Annunziata: ecco perché l’aggressore era «lucido»

Il tentato omicidio all’Annunziata, la giudice Misale spiega la decisione del no all’abbreviato condizionato a Tommaso Calogero

Mentre c’è già una data, il 26 settembre prossimo, a partire dalla quale sarà dibattuta a Palazzo Piacentini l’eclatante vicenda dell’accoltellamento avvenuto il 3 aprile scorso all’Annunziata, nel provvedimento della giudice Claudia Misale sono contenuti i motivi del rigetto della richiesta di abbreviato “condizionato” ad una perizia per comprendere fino in fondo le capacità mentali del 52enne Tommaso Calogero, accusato di tentato omicidio aggravato, e assistito dall’avvocato Luigi Mobilia. Deve rispondere del ferimento di un 80enne vicino di casa e di chiesa nei pressi della parrocchia di Sant’Elena, in via Principessa Maria.
La prima data utile per avviare il processo sarà quindi fra tre mesi, quando si aprirà il processo con rito immediato. In particolare, la giudice, sulla scorta della corposa documentazione presentata dall’avvocata Marcella De Luca, che assiste come parte civile l’anziano ferito, osserva che «l’integrazione probatoria richiesta – ossia l’acquisizione della relazione psichiatrica di parte, dei verbali di sommarie informazioni, rese in sede di indagini difensive, perizia psichiatrica d’ufficio – non appare necessaria ai fini del decidere». E come già ritenuto dal gip che rigettò la richiesta di incidente probatorio, «non ricorrono le condizioni per disporre la perizia», in quanto «non vi sono sufficienti elementi per dubitare della capacità di Calogero, non risultando alcuna certificazione medica in atti e non apparendo il contegno di quest’ultimo connotato da tratti anomali tali da fare dubitare del pieno controllo delle sue azioni, a prescindere dalle futili motivazioni che l’hanno determinata». Non solo, la gup Misale rileva che egli, peraltro, «sembrava condurre una regolare vita di relazione antecedentemente al fatto per cui oggi è sottoposto a misura cautelare».

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