Mai come in questo periodo storico Messina è stata così tanto in vetrina. Una vetrina nazionale, a volta internazionale, che saltuariamente ha ospitato la nostra città in passato, ma mai con la continuità di questa prima metà di 2023. È un dato oggettivo, rispetto al quale il dito puntato di chi ha la polemica (social e non solo) sempre in canna ha tanto il sapore del pregiudizio politico. La critica, se a senso unico, perde di credibilità e anche di utilità. Utile, invece, è porsi alcune domande, di fronte a questo sfavillare di luci offerto, in rapida rassegna, da Linea Verde e Masterchef, da Rds e dal concertone di Radio 105, dai mondiali di Beach Volley e dai grandi eventi allo stadio, fino ai ritrovati (o conquistati) spazi del Giardino Corallo e di Capo Peloro. Cosa resterà, una volta spente le telecamere, smontati i palchi e messi da parte i riflettori? Come si sta muovendo il mondo imprenditoriale messinese per sfruttarla al massimo, questa vetrina? E cosa sta facendo il Comune per rendere strutturale una vocazione “foraggiata” da fondi straordinari legati alla ripresa post-pandemica?
«Quest’anno serviva a promuovere l’immagine di Messina, noi continueremo a lavorare per organizzare eventi, ma è chiaro che gli imprenditori dovranno fare la loro parte», è la risposta del sindaco Federico Basile, che qualche contatto, con alcuni imprenditore “straniero” che davanti alla vetrina si è fermato e si è incuriosito, lo ha già avuto e altri ne avrà a breve.
Le risorse per finanziare eventi così importanti non sono infinite e non saranno sempre così ingenti, servirà centellinare e selezionare: il Tezenis Summer Festival è costato circa 150 mila euro, somma che, per un concerto come quello di venerdì sera e tutto ciò che è ruotato attorno ad esso, rappresentano un investimento irrinunciabile, da accompagnare – questa è anche l’idea di Palazzo Zanca – ad altri tre-quattro grandi appuntamenti annuali, ai quali, poi, accompagnare le iniziative private. Che non possono mancare e devono trovare, attorno a sé, una città preparata ad accoglierle, incentivarle e sfruttarle commercialmente. Stona un po’, ad esempio, che il “gruppone” di artisti che si è esibito venerdì abbia dovuto fare la spola da Roccalumera, per carenza di grandi strutture in città. Meno di 1.500 camere, per un totale di poco più di 3 mila posti letto e appena dodici hotel da 3 e 4 stelle in città, non sono numeri da grandi eventi. Non si diventa città turistica in un giorno, è vero. Ma prima o poi bisogna cominciare e fare il necessario passo avanti. E forse quel momento è arrivato.
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