Telefonini e schede telefoniche dirette ad un detenuto catanese, occultati tra gli oggetti contenuti in un pacco spedito ad un detenuto rinchiuso nella Casa circondariale di Barcellona, attraverso uno dei corrieri nazionali. I detenuti nel carcere di Barcellona sembrano quasi non poter fare a meno dei telefonini in cella, tanto che utilizzano perfino i pacchi postali consegnati dai corrieri nazionali per introdurre apparecchi e schede che serviranno, una volta attivati i terminali, a comunicare con l'esterno.
L'ultimo episodio avvenuto lo scorso 6 giugno ma filtrato solo nelle ultime ore – e sul quale sta indagando la stessa polizia penitenziaria – ha riguardato un detenuto catanese, S. L., internato nel quinto reparto della Casa circondariale, al quale era stato indirizzato un pacco che conteneva apparentemente prodotti da barba e per la cura e l'igiene della persona. L'attenzione dimostrata da un agente della polizia penitenziaria addetto ai controlli dei magazzini là dove transitano i pacchi diretti nelle celle, ha permesso di sventare l'introduzione, attraverso il pacco consegnato alla portineria, dei due telefonini e della scheda madre elettronica che con molta probabilità sarebbe servita a riparare un altro apparecchio utilizzato nello stesso Istituto carcerario. A richiamare l'attenzione dell'agente sono stati alcuni prodotti contenuti nel pacco che veniva scansionato.
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