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Messina, duplice omicidio a Camaro San Luigi: «Quel giorno ha sparato una sola pistola»

In corte d’assise udienza-chiave per il fatto di sangue del 2 gennaio 2022

Le certezze granitiche dei superesperti dei carabinieri del Ris. E le crepe d’indagine di cui sono convinti i difensori. In mezzo una lunga udienza cruciale in corte d’assise, forse quella della svolta processuale, dagli accenti parecchio tecnici.
Al centro il duplice omicidio di Camaro San Luigi del 2 gennaio 2022. La sparatoria di via Eduardo Morabito finita in tragedia con la morte quasi istantanea del 31enne Giovanni Portogallo e dopo qualche giorno, in ospedale, anche del 35enne Giuseppe Cannavò, rimasto gravemente ferito.
Alla sbarra, come si diceva una volta, c’è un solo imputato, ed è il 37enne Claudio Costantino, presente in videoconferenza (l’Amministrazione penitenziaria, con una nota fatta pervenire alla corte, ritiene che per motivi di sicurezza non è possibile disporne la presenza fisica in udienza). Secondo la Procura quel giorno è lui che ha scaricato un intero caricatore di una semiautomatica calibro 9x21 addosso a Portogallo e Cannavò, non lasciando loro scampo.

Lo snodo centrale

Lo snodo centrale dell’udienza di ieri mattina sono state le deposizioni dei carabinieri del Ris, che hanno risposto, a lungo, a parecchie domane da parte di tutti gli attori giudiziari: i pm Marco Accolla e Roberto Conte per la Procura, gli avvocati di parte civile per i familiari di Portogallo, Cinzia Panebianco e Angela Martelli, e i difensori di Costantino, il prof. Carlo Taormina e l’avvocato Filippo Pagano, che erano in in aula con l’equipe tecnica di difesa, ovvero il criminalista Luca Chianelli e il biologo molecolare forense Salvatore Spitaleri.
In aula sono stati sentiti per il Ris il tenente colonnello Carlo Romano per i profili ematici, e poi per gli aspetti balistici il capitano Angelo Salici e il maresciallo maggiore Francesco Fragomeni. Gli esperti del Raggruppamento investigazioni scientifiche dei carabinieri non hanno espresso alcun dubbio in aula nel raccontare il responso delle analisi, dopo aver effettuato a suo tempo tutti gli esami (la perizia è stata poi depositata dal pm Accolla agli atti del processo): a sparare in via Morabito quel giorno, almeno per undici volte, è stata una sola arma, una pistola semiautomatica 9x21 (che non s’è mai trovata); sono stati ritrovati i resti di dieci proiettili che hanno raggiunto le due vittime, sei Cannavò e quattro Portogallo (lo ha detto anche l’autopsia); quell’unico proiettile calibro 9x19 repertato, anche se di calibro diverso è stato sparato sempre dalla stessa pistola, perché reca le stesse identiche “tracce di sparo” degli altri; sono state due le «azioni di fuoco», una, dall’interno verso l’esterno, nel cosiddetto pre-ingresso dell’abitazione di Costantino, con quattro bossoli ritrovati, e una subito dopo il pre-ingresso («in prossimità»), quindi sempre nei pressi della casa, con altri sette colpi esplosi; non c’erano proiettili all’interno dell’abitazione («non c’era nessun elemento di natura balistica nell’abitazione»). È toccato tenente colonnello Romano ricostruire alcuni accertamenti dei Ris effettuati nel mese di maggio 2022, quando si era ipotizzato da parte degli inquirenti che nei pressi dell’ingresso dell’abitazione di Costantino vi potesse essere una chiazza di sangue non repertata, che avrebbe potuto dimostrare il trasferimento di sangue secondario all’interno dell’abitazione. L’ufficiale ha però chiarito ieri come gli esiti dell’incidente probatorio hanno potuto escludere che si trattasse di sangue.

Secondo i due difensori poi, nel corso del controesame del capitano Salici sono emerse una serie di circostanze precise. Ovvero che: «1. Il fascicolo fotografico allegato alle relazioni era carente di tutte le foto che sono state effettuate dai Ris, e ciò non ha consentito alla difesa di poter confutare le conclusioni alle quali sono pervenuti i Ris; 2. Le numerose foto che sarebbero state utilizzate dai Ris non sarebbero state depositate in Procura ma sarebbero rimaste presso i laboratori dei Ris».
Per questi aspetti il prof. Taormina e l’avvocato Pagano hanno eccepito «la nullità del decreto che ha disposto il giudizio immediato, proprio in quanto non sarebbero confluiti nel fascicolo della Procura tutti gli elementi di indagine raccolti dagli inquirenti, e ciò avrebbe determinato un vulnus della difesa». Su questo punto comunque il presidente della corte d’assise Massimiliano Micali ha chiarito a tutti che con un cd predisposto dai Ris verrà messo a disposizione di tutti il materiale fotografico non inserito nelle perizie.

La difesa di Costantino - spiega poi l’avvocato Pagano -, aveva presentato alla scorsa udienza un’istanza proprio diretta a poter visionare ed esaminare, mediante l’ausilio di un microscopio elettronico, i bossoli, i proiettili e quanto in giudiziale reperto. Su tale richiesta la corte dovrebbe pronunziarsi alla prossima udienza.
Un altro punto contestato dalla difesa: dalla deposizione del maresciallo maggiore Fragomeni «sarebbe emerso che le foto allegate alla relazione balistica non raffigurerebbero tutti i proiettili oggetto di esame. E, quindi, per quanto emerso, non è stato possibile ai Ris dimostrare, nel dettaglio, da un punto di vista scientifico, come siano pervenuti alle conclusione rassegnate».
Ma c’è stato spazio anche per altro ieri mattina in corte d’assise. Inizialmente è stata sentita la tenente Alice Candelli della Compagnia Centro, l’argomento sono stati gli accertamenti dell’Arma territoriale sullo stato dei luoghi. Poi ha testimoniato uno dei responsabili della Polizia postale di Messina, il vice ispettore Sturniolo, che ha effettuato gli accertamenti tecnici irripetibili sui cellulari sequestrati a Cannavò e Portogallo. Ha affermato tra l’altro che sul telefono di quest’ultimo era presente un programma che “autocancellava” i messaggi.
I difensori di Costantino, gli avvocati Taormina e Pagano, hanno fatto ascoltare, in aula i messaggi vocali che sono stati rinvenuti sul cellulare di Cannavò, dai quali secondo i legali «si evince il proposito, annunciato poco prima dei fatti e subito dopo attuato dai due, di voler recarsi presso l’abitazione di Costantino. Dal messaggio vocale risulta proprio che i due, quel giorno, avevano messo in conto che “... pure i coppa scappano…”». Secondo la difesa, in sostanza, il telefono cellulare di Portogallo «è stato sequestrato solo in occasione dell’esame autoptico (avvenuto due giorni dopo), e il cellulare sarebbe stato oggetto di modifiche proprio nel periodo successivo ai fatti e precedente il sequestro».
Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 giugno, data in cui dovrebbe completarsi l’esame dei testi dell’accusa e, a seguire, dovrebbe essere sentito l’imputato. Oppure dovrebbe iniziare l’esame dei testi della difesa.

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