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Traghettamento sullo Stretto... Quei fondi mai spesi tra Messina e Reggio

La Corte dei Conti bacchetta ministero dei Trasporti e Rfi sui ritardi in chiave Pnrr. E ora va rivisto tutto alla luce del Ponte

Ministero dei Trasporti e Rfi dovrebbero «definire tempestivamente le linee strategiche che possano utilizzare nel modo più efficace possibile il budget stanziato per il rinnovo della flotta». E nel farlo dovranno utilizzare «criteri che tengano conto della possibilità di non utilizzare più le navi ovvero di utilizzarle in misura minora, ove il Ponte entrasse in piena funzione secondo i tempi annunciati dal Governo». Firmato, Corte dei Conti. È una delibera dei giorni scorsi a porre seri dubbi sia sulla gestione dei fondi del Pnrr che, in generale, su quali siano le scelte strategiche di Governo e gruppo Fs nello Stretto di Messina. Una delibera nella quale il ritorno in auge dell’ipotesi Ponte sullo Stretto irrompe prepotentemente sulla scena, facendo scricchiolare investimenti per 80 milioni di euro che, per la verità, erano già scricchiolanti. Tanto che finora, con quei soldi, praticamente nulla si è concretizzato.
Navi “verdi”

Il progetto al centro della delibera della Corte dei Conti è quello di “Rinnovo delle flotte di bus, treni e navi verdi”, finanziato con fondi del Pnrr: una torta di 800 milioni, della quale una fetta da 80 milioni era destinata al rinnovo della flotta per l’attraversamento dello Stretto (vedi sotto il dettaglio). Già un anno fa la Corte aveva raccomandato a Rfi e al Mit «di avviare una più approfondita riflessione sulla gestione del traffico nello Stretto di Messina». Di Ponte ancora non si parlava, ma «erano stati rilevati ritardi nella costruzione di una nuova nave ibrida, nonché nella ibridizzazione della nave Iginia». Oggi la Corte dei Conti ribadisce che quello stanziamento di 80 milioni «sembra essere avvenuto senza una adeguata fase pianificatoria a monte, come mostrano le criticità emerse in fase attuativa». Un primo risultato è che «la costruzione di una nuova unità navale ibrida è opzione ormai abbandonata», in quanto l’aggiudicazione della gara «è stata annullata». Rfi aveva risposto che si stava definendo un nuovo studio, che prevedesse «la possibilità di far traghettare treni a composizione bloccata con lunghezza pari a 200 metri (Alta velocità, Intercity, ecc.)». Per farlo servirebbero navi lunghe 230 metri, «dal costo di circa 150 milioni di euro», oltre all’adeguamento delle infrastrutture a terra. Una ipotesi «poi decaduta», tant’è che già sono ripartite interlocuzioni per «provvedere con urgenza all’acquisto di una nuova nave “standard”». In definitiva, una pianificazione che ha mostrato «elementi di debolezza», con troppi «cambi di programmazione in corsa».

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