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La vergogna della stazione di Villa: caos insostenibile da anni

È inutile girarci intorno. Così come siamo messi attualmente sulle due sponde tra Villa San Giovanni e Messina, in tema di accoglienza dei passeggeri su rotaia, oggettivamente non c’è molto da stare allegri. E tutto questo rappresenta indiscutibilmente un problema. È così da anni. E le vaghe stelle future di lavori, tra terminal fantascientifici di vetrate stroboscopiche, interessano poco perché purtroppo è l’oggi nella sua drammaticità, ad essere penalizzante. E umiliante. Per Calabria e Sicilia. Diciamola pure tutta. È un’autentica vergogna nazionale che indiscutibilmente travolge le migliaia di passeggeri inglobati e costretti nello Stretto loro malgrado per viaggiare in ogni stagione e ad ogni ora. Un flusso continuo di persone che deve ondeggiare tra Metromare e navi traghetto a seconda del “vento” che tira, delle coincidenze mancate, del mare agitato, dei minuti rubati alle percorrenze.

Prendiamo ad esempio un arrivo trafelato a Villa San Giovanni di una cinquantina di persone avvenuto qualche giorno addietro intorno alla mezzanotte. Un passeggero pagante che arriva dal Continente in treno e vuol superare i flutti dello Stretto verso la Sicilia si trova davanti questa accecante, mirabolante “sala d’attesa” in quel di Villa San Giovanni, Calabria, Sud Italia, dotata di tutti i comfort, tra caffè caldo e cialde croccanti (si fa per dire). Poi c’è anche uno stand con i prodotti tipici calabresi e siciliani (si fa per dire), che in questo caso sono la tradizionale “fettuccina” non al ragù ma arancione bucherellata di eterni lavori in corso, una muraglia di compensato, e una radio che gracchia di tanto in tanto “Letteria, Giovanni come siamo!!!!!”, il tutto insinuandosi sotto neon da cucina pericolanti di fili scoperti ormai da troppo tempo. È tutto imbrigliato in questa provvisorietà divenuta definitiva.
Di lontano si sente il fischio del capo stazione che concede la partenza verso Reggio Calabria ad un altro treno ormai in cronico ritardo, e le rotelle dei trolley stridono intermittenti sui lastroni d’acciaio che coprono il pavimento ammaccato, stridono nel tentativo di “acchiappare” l’ultimo Metromare utile al trasbordo di mezzanotte e dieci, perché il precedente è partito visto che il treno ha ritardato quasi un’ora per i classici e ingovernabili “problemi alla tratta”. Anche la biglietteria collocata in fondo a destra come ti dicono, fuori da un percorso coperto, diventa un “treno al lotto” quando piove e tira vento. Ci s’infradicia comunque per acquistare il cosiddetto titolo di viaggio.

“Minchia tuttu u giru du birrittuni amu a fari” (“Caspita ma tutto il percorso del grande cappello di lana dobbiamo compiere”), esclama un distinto signore. Perché il tragitto più corto per arrivare al Metromare è “chiuso per lavori”. Ed è l’ennesimo percorso totalmente scoperto e tortuoso che piove e tira vento, quindi tutti si bagnano con i bagagli al seguito, non potendo andare di corsa. Pensiamo agli anziani soli, ai portatori di handicap.
Di fronte a questa totale carenza dell’accoglienza per chi arriva in treno a Villa San Giovanni da qualsiasi parte d’Italia e d’Europa e vuole “passare” in Sicilia, disquisire attualmente di conurbazione tra Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni, pontesìponteno, oppure affermare i classici stiamo lavorando per voi, ora risolveremo tutto, sembra solo mistificazione. Sarebbe troppo chiedere, in attesa di faraoniche cittadelle lussureggianti dell’accoglienza tra divani maculati e distributori di mirra, di sistemare almeno qualche fila di sedili, e spostare la biglietteria del Metromare in un luogo coperto? Sarebbe troppo?

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