«La realizzazione del nuovo Ponte sullo Stretto rappresenta un volano di crescita economica e sociale per la Sicilia e la Calabria in termini di attività commerciali, occupazione e flussi di persone e merci. La realizzazione del Ponte sullo Stretto si colloca all’interno di un contesto economico e sociale in profonda crisi nelle aree interessate, che avrebbero l’occasione di uscire da un isolamento fisico, economico e sociale». È la premessa, la prima di una serie di motivazioni contenute nelle relazioni del Governo nazionale e delle imprese del vecchio Consorzio Eurolink, oggi Webuild, che sono pronte a ripartire con l’aggiornamento del progetto definitivo del 2011 e che, stando alle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini, garantiscono la definizione del progetto esecutivo entro il 31 luglio del 2024. La data che è stata fissata dal Governo ed è contenuta nel “decreto Ponte” che, dopo la firma del capo dello Stato, ora comincerà, subito dopo Pasqua, il suo iter parlamentare di conversione in legge. La connessione Sicilia-Calabria, la fine dell’isolamento (rappresentato da un gap, quello dell’insularità, i cui costi sono stati calcolati, in un recente studio della Regione siciliana, in 6-7 miliardi annui) e lo sviluppo delle due regioni più arretrate del Sud è, dunque, la prima motivazione che ha spinto il Governo Meloni a far ripartire le procedure che erano state bloccate oltre dieci anni fa dall’ex premier Mario Monti. Ma oltre ai benefici per il territorio (che avrà certamente anche disagi legati alle fasi di costruzione del Ponte e delle opere ad esso collegate, e qui sarà decisiva l’interlocuzione con Roma delle forze politiche, delle istituzioni e delle amministrazioni locali), «la realizzazione del Ponte sullo Stretto garantisce importanti benefici a livello nazionale ed europeo». E nel “dossier” vengono elencati. 1) Il completamento del Corridoio italiano, l'interconnessione con le infrastrutture stradali e ferroviarie nazionali, fino all'incremento dei porti siciliani come hub logistico. 2) La possibilità di completare e rilanciare la realizzazione del progetto europeo delle Reti di trasporto Ten-T per la creazione di Corridoi transnazionali per la circolazione di persone e merci su rotaia (lo Stretto, come è noto, è il passaggio cruciale del Corridoio Scandinavo –Mediterraneo che collega Finlandia, Svezia, Norvegia all’Italia passando per Germania e Austria ed attualmente, senza il collegamento stabile, è qui il “collo di bottiglia” che l’Europa dice di voler rimuovere entro il 2030). 3) La interconnessione della rete stradale e ferroviaria siciliana con le infrastrutture nazionali (la linea dell’Alta velocità-Alta capacità Salerno-Reggio Calabria, che è in progetto; l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, che è in ammodernamento). 4) Il rafforzamento delle politiche di rilancio varate per i principali porti siciliani (Palermo, Termini Imerese, Trapani, Mazara del Vallo, Licata e Porto Empedocle, Catania, Augusta, Pozzallo e Messina) che sono stati inclusi nelle Zone economiche speciali della Regione siciliana con l’obiettivo di attrarre investimenti attraverso la semplificazione amministrativa e sgravi fiscali. E ciò riguarda ovviamente anche i porti calabresi di Reggio e Villa San Giovanni, che fanno parte dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto. Motivazioni che s’intrecciano e che giustificano, secondo il Governo, l’investimento da 10 miliardi di euro, che vedrà sicuramente il co-finanziamento dell’Unione europea. «Un Ponte per riattivare lavoro e occupazione sul territorio e a livello nazionale. Un Ponte per attivare l'economia locale delle regioni coinvolte, con forte impatto sul Pil nazionale. Un Ponte per attirare verso l'Italia il turismo e il commercio mondiale del Mediterraneo». Come è stato sottolineato più volte dal ministero dei Trasporti e dai vertici delle Ferrovie dello Stato, in Sicilia, tra cantieri aperti e opere progettate, sono stati programmati 8mila chilometri ferroviari «e il Ponte sarebbe la naturale prosecuzione verso la Calabria e il Nord Italia». Queste, dunque, le principali motivazioni che verranno sostenute dal Governo per avere il voto favorevole del Parlamento, alle quali si aggiungono le considerazioni sulle nuove tecnologie che consentiranno la costruzione di un’opera “green”, in grado di ridurre sensibilmente l’attuale inquinamento ambientale nello Stretto.