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Brolo, bancarotta della ditta “Castello”: condannato l’imprenditore Pizzino

La sentenza del Tribunale di Patti dopo un lungo processo. Assolti gli ex amministratori Agnello, Corbino e Salpietro

Pippo Pizzino

Il marchio delle “Camicie Castello”, poi allargatosi ad altri capi d’abbigliamento e con parecchi punti vendita sparsi per tanti centri del Messinese, partito da Brolo fu un grande sogno imprenditoriale diventato realtà che contagiò col passare del tempo l’intera provincia.
Ma dopo parecchi anni di fasti il sogno dell’imprenditore Giuseppe Pizzino naufragò sommerso dai debiti, non senza qualche sua eclatante protesta quando chiese aiuto al mando bancario senza riceverne.
E questa avventura di un marchio molto noto, già conclusa da tempo sul piano concreto, ha avuto nel pomeriggio di ieri il suo triste epilogo giudiziario davanti alla sezione penale del Tribunale di Patti presieduta dal giudice Mario Samperi, che intorno alle 17 ha letto la sentenza per i sei imputati finiti nel vortice dei sette fallimenti a catena di numerose ditte e compagini societarie, con varie contestazioni accusatorie legate tutte alla bancarotta fraudolenta e alla spoliazione di vari patrimoni societari.
Erano coinvolti nel procedimento penale l’imprenditore Giuseppe Pizzino, le figlie Dorotea e Micaela, e poi altri tre componenti delle compagini societarie, con vari ruoli ricoperti nel corso del tempo, sin dai primi anni del 2000, ovvero Sergio Napoleone Corbino, Leone Agnello e Angelo Salpietro.

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