Era troppo giovane per comprendere. Era troppo “costretto” dalla droga per connettere. Nel giorno del primo “giudizio” per il 18enne di origini tunisine Feres Bayar, originario di Taormina, accusato di aver ucciso il 18 agosto dello scorso anno a Letojanni con un coltello da cucina trovato in casa, il 56enne netturbino Massimo Canfora, la difesa aveva scelto la carta del giudizio abbreviato, condizionato a sentire due testi.
Ma il gup Tiziana Leanza ha detto “no”, e ha dichiarato la richiesta inammissibile, per un delitto che in teoria potrebbe essere punito con l’ergastolo. Quindi ha rinviato tutti al 19 aprile, davanti alla corte d’assise per l’inizio del processo.
Si è conclusa così ieri mattina l’udienza preliminare “tecnica” davanti al gip, visto che nei mesi scorsi la Procura aveva chiesto per il diciottenne il giudizio immediato, che in teoria lascia all’imputato una serie di opzioni su come proseguire.
I legali del ragazzo, gli avvocati Giovambattista Freni e Giuseppe Marino, hanno chiesto in prima battuta di andare avanti con il rito abbreviato, considerando che la Procura aveva richiesto l’immediato, e hanno spiegato che a loro avviso la mancata concessione dispiega gli effetti di una lesione del diritto di difesa. E a verbale è rimasta anche traccia di un’altra richiesta ben precisa da parte loro, quella di una perizia per comprendere se Bayar ha la capacità di stare in giudizio, visto che aveva appena diciott’anni. Il giorno dell’omicidio, era il 18 agosto 2022, li aveva compiuti da poco più d’una decina di giorni, il 5 agosto.
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