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Inchiesta antidroga a Messina, 5 indagati scelgono di non rispondere al gip

Gli interrogatori di garanzia per l’indagine della Dda e della Mobile

Hanno scelto il silenzio. Tutti e cinque. Sono durati molto poco ieri mattina gli interrogatori di garanzia per l’ultima inchiesta in ordine di tempo sui fiumi di droga che scorrono più o meno ad intervalli regolari in città.
Davanti al gip Claudia Misale, c’era per la Procura il sostituto della Dda Liliana Todaro, si sono avvicendati quattro indagati che si trovano in carcere e uno attualmente ai domiciliari: ovvero Giovanni Cacopardo, considerato una delle menti del traffico, e poi Salvatore Culici, Alessandro Cucinotta e Antonino Familiari, quindi Filippo Irrera. Sono stati assistiti dagli avvocati Salvatore Silvestro, Antonello Scordo, Piero Pollicino e Alessandro Trovato.
Tutti e cinque gli indagati si sono quindi avvalsi della classica “facoltà di non rispondere”. Per il resto il gip Misale dovrà acquisire nei prossimi giorni per rogatoria le risultanze degli altri interrogatori di garanzia che si stanno tenendo nelle altre carceri, visto che gli altri indagati ristretti in cella sono stati tradotti in altre strutture e non a Messina. Lo scenario che ha aperto questa ultima indagine, in questo caso portata avanti dalla Squadra Mobile, è l’ennesima “prova” che il traffico di sostanze stupefacenti, nonostante le decine di operazioni antidroga portate a termine in questi anni, non si è mai fermato. E lo Stretto continua ad essere praticamente ogni giorno il canale di passaggio di decine e decine di chili di droga, intercettata dalle forze dell’ordine solo in minima parte. Con “l’aggravante” che, ad ogni anno che passa, si abbassa sempre di più la soglia d’ingresso nel mondo dei consumatori.

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