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Messina, costretta a subire atti sessuali e violenze di ogni tipo: inflitti otto anni al compagno

Condannato un 54enne per fatti commessi nel 2015 e 2016

Una storia di prevaricazioni, finita nella aule di Tribunale, è sfociata in una condanna a 8 anni di reclusione nei confronti di un 54enne, accusato, quando aveva 46 anni, dei reati di maltrattamenti, violenza sessuale, lesioni. A dichiararlo colpevole è stato il collegio della Prima sezione penale di Palazzo Piacentini – presidente Maria Eugenia Grimaldi, giudici Antonella Crisafulli e Francesco Torre –. L’imputato, inoltre, difeso dagli avvocati Nino Cacia e Gabriele Lombardo, è stato «interdetto in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno e interdetto in perpetuo dai pubblici uffici». Dovrà altresì risarcire i danni alla costituita parte civile.
Le condotte valutate dal Tribunale di Messina sono descritte nei capi d’imputazione formulati dal pubblico ministero Marco Accolla. Nello specifico, l’oggi 54enne, per l’accusa, ha maltrattato la convivente di un anno più grande con cui aveva intrapreso una relazione affettiva: «la picchiava – si legge – cagionandole in due occasioni lesioni personali, costringendola con violenza a subire atti sessuali in un’occasione», in un’altra «poneva in essere atti diretti in modo non equivoco a costringere la donna a subire atti sessuali; segnatamente, insultava e minacciava di picchiarla tutte le volte» che lo «rifiutava», «inseguiva la stessa che si dava alla fuga per le scale del condominio di residenza e, una volta raggiunta, la afferrava per i capelli e le sbatteva la fronte sul passamano di ferro delle scale, facendole perdere coscienza e cagionandole “cervicalgia da contraccolpo, trauma contusivo al femore destro”, con prognosi di 10 giorni».

Un giorno, il 6 dicembre 2015, dopo averle nascosto telefoni cellulari e tablet per impedirle di chiedere aiuto, le ha tappato la bocca con una mano e con l’altra sferrato un pugno al volto così forte da romperle i denti, per poi trascinarla in camera da letto e sbatterle la testa contro mobili e pareti. Poi un cazzotto dritto al torace e l’obbligo a concederle il suo corpo. Non solo: ha afferrato un coltello, minacciandola di ucciderla. L’indomani l’ha accompagnata al Pronto soccorso, dove i medici l’hanno giudicata guaribile in 40 giorni per le gravi ferite riportate. Nel febbraio 2016, dinanzi al rifiuto di avere un rapporto sessuale, il compagno l’ha minacciata con un grosso martello. A quel punto, la vittima è riuscita a liberarsi e abbandonare casa.
A ricostruire i fatti sono stati i carabinieri, sulla base di alcune denunce e della documentazione sanitaria. Tormento finito, a maggior ragione adesso con la condanna.

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