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Messina, la nuova bufera sul CAS. Il GIP: "Costanza e perseveranza nel pilotare l’appalto"

La «costanza e perseveranza» nel pilotare l’appalto. «L’atteggiamento servente» di Sceusa, e la sua «consapevole partecipazione» al progetto. La «spregiudicatezza» di tutti gli indagati. La «ingerenza» di Duca nel procedimento amministrativo. Nelle parole del gip Monica Marino sono sintetizzati tutti gli aspetti più oscuri dell’intera vicenda. Si tratta di ben duecento pagine in cui si racconta come la Dia in pratica ha seguito “al telefono” tutte le manovre messe in atto per indirizzare l’appalto verso una conclusione prestabilita.
Quando parla per esempio delle esigenze cautelari scrive che «... la costanza e perseveranza, ripetutamente evidenziata nel presente provvedimento, con cui gli indagati, hanno perseguito l’obiettivo illecito è non comune. L’ingerenza dei privati, Duca, Giuseppe Trifilò e Pietro Paolo Rampino, per piegare un ente pubblico ai propri interessi è stata continua. Sono stati utilizzati tutti gli strumenti, per vincere le resistenze ed ostacoli talora incontrati, pur di ottenere l’agognato risultato: pubblicazione del primo bando, pubblicazione del secondo, secondo i correttivi richiesti e conseguente aggiudicazione».
Il passaggio successivo è ancora più chiaro: «... Oltre alle ingerenze direttamente esercitate sullo Sceusa, sono stati attivati canali politici, si è paventata la possibilità di usare le “maniere forti” su firmatari di interrogazioni parlamentari che denunziavano le criticità dei bandi pubblicati (Duca), si è immaginato di corromperli pur di farli desistere dall’opera di denunzia (Duca), e, a fronte di tentennamenti dell’Ente nella rapida definizione delle procedure, è stata anche ipotizzata da taluni (il Rampino) lo sfruttamento della posizione di forza della società da lui rappresentata all’interno dell’Anas e da parte di altri (il Duca) la causazione di incendi sulla rete autostradale».

Dal canto loro «... il Duca ed il Trifilò hanno mostrato di avere plurimi contatti e di essere in grado di raggiungere e “sedersi a tavolino” con società di rilievo a livello nazionale, all’ombra delle quali operare per realizzare i propri obiettivi illeciti. Il Rampino, che ha rivestito, all’epoca dei fatti, un ruolo verticistico in una delle imprese coinvolte, ha acconsentito all’operazione prospettagli dal Duca, segnatamente pianificando la partecipazione alla gara in A.T.I. con un’altra delle maggiori imprese operanti nel settore e richiedendo che il bando fosse confezionato in modo da escludere un altre possibile concorrente. Peraltro, sempre secondo il Duca, gli avrebbe garantito l'affidamento materiale della gestione del servizio».
Per quanto riguarda la posizione di Sceusa il gip Marino scrive tra l’altro che «... ha consapevolmente partecipato ad una riunione finalizzata a determinare aspetti fondamentali di una gara d’appalto pubblica, che sarebbe nei mesi a venire stata bandita, anche con autorevole esponente (Rampino amministratore unico della società OK-GOL) di una società non solo interessata a ottenere i pagamenti delle pregresse prestazioni effettuate in favore del C.A.S. dalla OK-GOL, ma soprattutto interessata all’aggiudicazione del servizio antincendio in esame».

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