«Su un altro Ponte, di cui si parla da alcuni decenni e per le cui parole gli italiani hanno già speso 300 milioni di euro, un po’ più a Sud, posso assicurare che stiamo lavorando con determinazione e coraggio, ed entro due anni poseremo la prima pietra». Anche ieri il ministro Matteo Salvini ha dedicato parte del suo intervento, durante il question time in Senato, al collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Il vicepremier non lo ha detto ma è ormai convinto di avere imboccato il percorso più rapido e lineare, in grado di far aggiornare il progetto che era stato già oggetto delle due gare d’appalto internazionali bandite dall’allora Governo Berlusconi, di sciogliere definitivamente i nodi relativi ai contenziosi, di coordinare le progettazioni delle opere connesse al Ponte e di posare la prima pietra in riva allo Stretto. Tutto questo entro 48 mesi. Scommessa azzardata, ipotesi ai limiti della fantascienza o, invece, solida realtà? Lo vedremo nei prossimi mesi.
Intanto, si continuano a levare anche le voci contrarie alla grande infrastruttura. «Chi può negare che un Ponte sullo Stretto di Messina sarebbe una ottima soluzione per assicurare una rapida comunicazione tra le due sponde? Ma è evidente, anche al più sprovveduto che non abbia altri interessi da coprire, che prima di lanciarsi nel realizzare un’opera bisogna valutare accuratamente se è fattibile e quali rischi si corrono. Ed in definitiva se i costi sono inferiori ai benefici». Lo scrive l’ex presidente della Commissione trasporti del Senato ed esponente del M5S, Mauro Coltorti. «Io sono un geologo che ha letto gli articoli sulla situazione dello Stretto e sa che lo Stretto è attraversato da una grande faglia che separa le due sponde. Questa faglia è stata responsabile del devastante terremoto di Messina nel 1908. Con una magnitudo di 7,3 Richter rase quasi al suolo le città e creò tra 75.000 e 82.000 morti. Fu il terremoto più devastante del secolo scorso. Guardando poi la geomorfologia del fondale mi è stato semplice stabilire la presenza di frane di grandi dimensioni che impediscono di mettere un pilastro al centro dello stretto. Tra le due sponde ci sono circa 3,3 km. Il Ponte a campata unica più lungo del mondo realizzato in area sismica è di 2,2 km attraverso i Dardanelli in Turchia. Quello di Messina diventerebbe dunque il Ponte a campata unica più lungo del mondo. Un ponte di questa lunghezza sarebbe inoltre sottoposto a sforzi immani durante i giorni di vento forte che a Messina possono occupare oltre un terzo dell’anno. In quei giorni il Ponte dovrebbe essere chiuso. In genere molti ingegneri pensano che tutto possa essere realizzato con la tecnica adeguata. Ma c’è da chiedersi sempre se questa cieca fiducia nella tecnica sia ben riposta. E soprattutto quanto costi ed in definitiva se il gioco valga la candela. Però nel momento in cui si deciderà di fare il Ponte, cosa che sembra già decisa sia dal ministro Salvini che dal presidente Schifani, potrà essere lanciata la gara per tutte le opere a supporto del tracciato. In particolare sono previsti 25-30 km di nuovo tracciato ferroviario ed autostradale che si raccorderanno al Ponte. Insomma gallerie, ponti, viadotti che aumenteranno a dismisura il costo dell’opera di cui non si conosce ancora l’importo». E poi altre considerazioni in merito alla necessità di realizzare altre opere in Sicilia, anziché il Ponte.
Il più serio richiamo alla ragionevolezza arriva, invece, dalla Cisl e dalla Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno che, ormai da mesi, vanno sottolineando l’assoluta e prioritaria necessità che il territorio (inteso come tutte le componenti, enti locali, istituzioni, forze produttive, organizzazioni sindacali) si attrezzi in vista dell’avvio dei cantieri della più grande sfida costruttiva mai proposta in Italia. Non ci si può far trovare impreparati: bisogna formare i lavoratori che verranno impiegati nella costruzione del Ponte e di tutte le altre opere collegate; bisogna creare le condizioni perché da questo investimento l’economia peloritana tragga enormi benefici; bisogna ripensare la visione stessa di città in relazione al fatto che per 5-10 anni potrebbe essere sconvolta dai cantieri ma anche diventare veramente il cuore del Mediterraneo, con il formidabile spot “Messina città del Ponte”.
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