La prima sentenza assolutoria d’appello era stata annullata dalla Cassazione “con rinvio” addirittura nel 2015. E solo ieri, il nuovo processo, davanti alla Corte d’appello di Reggio Calabria, si è concluso dopo una lunghissima istruttoria. Con un’altra assoluzione. Nonostante l’accusa, il sostituto Pg Giuttari, avesse chiesto a suo tempo due pesanti condanne. Al centro l’ultimo stralcio processuale ancora in piedi dell’operazione antimafia “Sistema” su Cosa nostra barcellonese, in cui unici imputati erano gli ex boss Carmelo D’Amico e Carmelo Bisognano, divenuti poi collaboratori di giustizia. I due erano stati chiamati in causa dalle dichiarazioni accusatorie dell’imprenditore Maurizio Sebastiano Marchetta, che era parte civile nel procedimento.
In primo grado, addirittura il 25 febbraio del 2010, al termine del giudizio col rito abbreviato, D’Amico fu condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione; mentre Bisognano a 7 anni e 10 mesi. La sentenza di condanna fece decidere ai due ex boss di avviare la collaborazione con la giustizia. Ieri la “seconda” assoluzione in appello dopo il rinvio della Cassazione, questa volta con la formula “perché il fatto non sussiste”.
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