Quasi duecento anni di carcere. Sono queste le sedici condanne decise nel tardo pomeriggio a conclusione dell’udienza preliminare dal gup Monica Marino, per i giudizi abbreviati dell’operazione antidroga “Acquarius”, realizzata nel marzo scorso della polizia sul gruppo Mazza-Ubertalli, nei rioni di Mangialupi e Gazzi. Si tratta di sedici pene molto dure che vanno dai 3 anni e 4 mesi fino ai 20 anni di carcere per i capi promotori, Lucio e Daniele Mazza, mentre per Lorenzo Ubertalli sono stati decisi 18 anni. Ci sono poi da registrare quattro patteggiamenti della pena, che si aggirano intorno a un anno di reclusione. All'udienza scorsa si erano invece registrate le richieste dell'accusa, da parte del sostituto della Dda Francesco Massara e del collega della Procura Roberto Conte, e sostanzialmente la sentenza ricalca quelle richieste. Poi erano iniziate le numerose arringhe difensive. Questo pomeriggio il gup Marino ha letto in aula la sentenza.
A marzo scorso le attività condotte dalla squadra mobile e coordinate dalla Dda, consentirono di far luce su un vasto gruppo criminale in grado di rifornire in modo continuativo i consumatori dei rioni Gazzi e Mangialupi. Le indagini partirono dalle alcune rivelazioni di pentiti che, sul finire del 2018, avevano fornito generiche indicazioni su una centrale di spaccio attiva a Gazzi. Le successive indagini e intercettazioni misero in luce l’esistenza di due cellule criminali: una più ristretta, attiva in Calabria e impegnata nel rifornire l’altra, più articolata e capillare, che immetteva sul mercato dell’area metropolitana di Messina rilevanti partite di cocaina.
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