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I “brogli” elettorali nel Messinese, anche in appello in undici assolti

L’indagine sulle presunte tangenti nel 2017

«Conferma in ogni sua parte la sentenza di primo grado». Poche righe che certificano anche in appello gli undici proscioglimenti per la vicenda dei “brogli elettorali”, su una presunta rete di corruzione che si sarebbe dispiegata nel Messinese in occasione delle elezioni regionali per il rinnovo dell’Ars nel 2017, vicenda che fu al centro di un’inchiesta della Procura e della Dia di Messina, che però ebbe una “incubazione” molto lunga tra Catania e la città dello Stretto.
La decisione è del collegio penale della corte d’appello presieduto dal giudice Alfredo Sicuro, che tecnicamente ha confermato la sentenza del gup Monica Marino del gennaio scorso ed ha rigettato l’appello presentato della Procura, che il sostituto della Dda Rosanna Casabona ha discusso personalmente anche in secondo grado.
Quindi confermata la formula “perché il fatto non sussiste” per l’ex parlamentare regionale Santo Catalano, l’attuale consigliere comunale di Milazzo Lorenzo Italiano, ex sindaco e candidato a sindaco alle ultime amministrative, la candidata a sindaco di Librizzi alle ultime amministrative Maria Pamela Corrente, e poi per Armando Buccheri di Terme Vigliatore, Carmelo Fascetto di Nicosia, del milazzese Francesco Salmeri, dei messinesi Placido Smedile, Davide Lo Turco e Giuseppa Zangla, dell’imprenditore Enrico Talamo che avrebbe agito su Tortorici, e infine del milazzese Rocco Cambria.

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