C’è un passaggio giuridico importante nell’inchiesta sul traffico illegale di rifiuti edili. Si tratta dell’indagine della Guardia di Finanza gestita dal sostituto procuratore della Dda Rosanna Casabona che nelle scorse settimane aveva portato all’emissione di una serie di misure cautelari da parte del gip Monica Marino a carico del gruppo dei Mancuso, i gestori dei trasporti considerati illegali, si trattava di arresti domiciliari, e per i più noti imprenditori della città, in questo caso interdetti dall’attività d’impresa per alcuni mesi come committenti dei lavori.
Adesso c’è da registrare uno dei primo provvedimenti a posteriori del gip, a conclusione del ciclo di interrogatori di garanzia, e si tratta della revoca della misura interdittiva, per cessate esigenze cautelari, emessa in precedenza a carico dell’imprenditore Giuseppe Lupò, che quindi può tornare ad esercitare l’attività d’impresa. In questo caso il pm aveva dato parere contrario alla revoca.
È interessante analizzare il ragionamento che ha portato il gip a decidere per la revoca, incentrato anche sul concetto di reale consapevolezza, dei costruttori indagati, che il gruppo Mancuso smaltisse illegalmente il “prodotto” dei loro cantieri cittadini. Un tema che sarà anche il canovaccio fondamentale dei futuri processi.
In questo caso si tratta del cantiere di lavori della Casa dello studente di via Cesare Battisti, di cui s’è occupato nei mesi passati l’impresa Lupò.
In premessa il giudice scrive: «Questo giudice ritiene quindi confermata la qualificata probabilità che sia stato consumato il delitto contestato, in quanto sono stati affidati ad una ditta non autorizzata trasporti di ingenti quantità di rifiuti rinunziando al tracciamento (omettendo la richiesta dei formulari) accettando il rischio certo (ed infatti tradottosi in realtà) dello sversamento in discarica abusiva, al fine di trarre un vantaggio».
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