I nove indagati per omicidio appartengono tutti ad un unico gruppo familiare. È questo il clamoroso retroscena tra le pieghe dell’omicidio dell’allevatore 34enne Riccardo Ravidà, ucciso e poi bruciato dentro la sua auto, una Toyota Rav 4, la sera del 26 luglio scorso in contrada Ferrera, a cavallo tra i centri ionici di Alì Superiore e Fiumedinisi.
E si tratta nella quasi totalità di appartenenti alla famiglia dei Crocetta, i cui membri risiedono e operano a Fiumedinisi. Secondo quanto ipotizzano gli inquirenti ormai da tempo, alla base di quella che è stata una vera e propria esecuzione potrebbe quindi esserci una vecchia faida familiare, che rimasta sopita per anni e poi forse improvvisamente riesplosa. Un puzzle ancora da ricomporre. Ma siamo ovviamente nella prima fase delle indagini, i sospetti devono essere ancora verificati e corroborati da elementi indiziari precisi e chiari. In atto c’è però un primo dato incontrovertibile, ovvero l’iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Messina, dopo il recente rastrellamento dei carabinieri alla ricerca di armi e la prima corposa informativa di reato del Nucleo investigativo della fine di settembre, di nove indagati: Lorenzo Crocetta, Giuseppe Crocetta, Nunziato Crocetta, Gabriele Crocetta, Tindaro Crocetta, Pietro Crocetta, Carmelo Crocetta, Andrea Crocetta e Rosario Nucita. L’ipotesi di reato è ovviamente quella di omicidio volontario.
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