Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Pastore ucciso a Fiumedinisi: ci sono nove indagati per la morte di Riccardo Ravidà

Le informazioni di garanzia dopo il rastrellamento dei carabinieri con il sequestro di diversi fucili: c’è l’arma che ha sparato trucidando il 34enne?

Nove indagati per omicidio. E forse tra loro si “nasconde” l’assassino dell’allevatore 34enne Riccardo Ravidà, ucciso e poi bruciato dentro la sua auto, una Toyota Rav 4, la sera del 26 luglio scorso in contrada Ferrera, una landa desolata di arbusti e alberi, a cavallo tra i centri ionici di Alì e Fiumedinisi.

È probabilmente la svolta nelle indagini che da quel giorno la Procura e il Nucleo investigativo dei carabinieri di Messina hanno aperto per comprendere il movente di un’esecuzione così efferata, già mentre ispezionavano i resti bruciati del suo corpo, devastato dalle fiamme, dentro il suv che usava abitualmente. Una furia terribile, prima i colpi di fucile e poi il rogo, forse con l’intento di cancellare tracce preziose e rendere tutto più difficile per gli investigatori. Nove indagati quindi, che sono il risultato della maxi operazione coordinata dei carabinieri fatta scattare qualche giorno addietro tra Fiumedinisi, Alì e altri centri ionici, con decine di interrogatori, perquisizioni e controlli. Tra case, terreni, stalle e anche recinti di animali. Tutto programmato per trovare e sequestrare una serie di fucili, in varie abitazioni e fattorie, nel tentativo di rintracciare l’arma che ha sparato quella sera per uccidere Ravidà. Adesso questi fucili, dovrebbero essere una decina, con il relativo munizionamento ancora intatto, sono tutti nei laboratori del Ris di Messina, il Raggruppamento investigazioni scientifiche dell’Arma. Inizieranno a breve le analisi comparative con i resti dei proiettili che sono stati repertati quella sera sulla scena del delitto.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina 

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia