Duecento anni di carcere. Sono queste le richieste dell’accusa all’udienza preliminare che si è aperta ieri mattina davanti al gup Monica Marino, per l’operazione antidroga “Acquarius”, realizzata nel marzo scorso della polizia sul gruppo Mazza-Ubertalli nei rioni di Mangialupi e Gazzi.
Si sono registrate infatti le richiese di pena da parte del sostituto della Dda Francesco Massara e del collega della Procura Roberto Conte. Erano 19 gli imputati coinvolti. In sedici hanno chiesto il rito abbreviato mentre per i tre che hanno scelto il rito ordinario - Angelo Immormino (classe ’89), il senegalese Drame Sainabou e Fortunata Campanella -, il gup sempre su richiesta dei pm ha disposto il rinvio a giudizio, il processo inizierà il prossimo 14 febbraio.
Ecco le richieste di condanna dei pm: Lucio Mazza, 20 anni; Daniele Mazza, 20 anni; Rosario Mazza, 14 anni; Aurora Aliotta, 14 anni; Antonino Mazza, 14 anni; Davide Bonanno, 12 anni; Lorenzo Ubertalli, 20 anni; Rosa Gugliotti, 12 anni; Maria Tindara Ubertalli, 10 anni; Massimo Russo, 14 anni; Fabiana Russo, 9 anni e 4 mesi; i calabresi Francesco Giorgi, 6 anni; Gianluca Minnella, 4 anni e 4 mesi; Massimiliano Primerano, 4 anni e 4 mesi; ed ancora Antonino Corritore, 12 anni; Demetrio Lombardo, 14 anni.
C’è poi un altro troncone del processo, che riguarda altri quattro imputati per i quali a suo tempo i due pm hanno chiesto invece il giudizio immediato: Massimiliano Merlino, Vincenzo La Foresta, Angelo Immormino (classe ’95), Daniele Giannetto. In questo caso si tratta in alcuni casi di ipotesi di patteggiamento della pena.
Numeroso il collegio difensivo impegnato ieri, composto dagli avvocati Carolina e Salvatore Stroscio, Cinzia Panebianco, Tino Celi, Salvatore Silvestro, Filippo Massimo Marchese, Giuseppe Donato, Pietro Venuti, Antonio Femia, Tommaso Autru Ryolo, Piermassimo Marrapodi, Domenico Leone, Eugenio Minniti, Daniela Garufi, Carmelo Portale, Giuseppe Bonavita, Carlo Autru Ryolo e Giuseppe Giacoppo.
A marzo le attività condotte dalla Squadra mobile e coordinate dalla Dda, consentirono di far luce su un vasto gruppo criminale in grado di rifornire in modo continuativo i consumatori dei rioni Gazzi e Mangialupi. Le indagini partirono dalle alcune rivelazioni di pentiti che, sul finire del 2018, avevano fornito generiche indicazioni su una centrale di spaccio attiva a Gazzi. Le successive indagini e intercettazioni misero in luce l’esistenza di due cellule criminali: una più ristretta, attiva in Calabria e impegnata nel rifornire l’altra, più articolata e capillare, che immetteva sul mercato dell’area metropolitana di Messina rilevanti partite di cocaina.
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