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Messina, il ferimento al M'Ama. Prima l'aggressione in bagno poi la coltellata

La lite è stata «un mero pretesto per uno sfogo violento». È forse questa la frase più emblematica scelta dal gip dei minori Rosa Calabrò che ha deciso il carcere per il 17enne che domenica scorsa, intorno alle 2 di notte, ha ferito gravemente un 23enne, all’interno del locale-discoteca “M’Ama” di Grotte.
L’epilogo di un quarto d’ora assurdo e caotico, generato proprio dal 17enne finito in cella. È stato lui infatti - scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare dopo la ricostruzione dei fatti da parte dei carabinieri - a piombare a notte fonda nel bagno delle donne del locale, terrorizzando una povera ragazza che ha iniziato ad urlare richiamando l’attenzione del fidanzato e dei suoi amici.

E quando il fidanzato è andato a dirgliene quattro chiedendo spiegazioni in maniera civile per il suo folle gesto, il 17enne ha reagito «... prendendolo per il collo e strattonandolo». E qui entra in scena l’amico, il 23enne che poi è rimasto ferito, il quale «... interveniva in difesa dell’amico cercando di allontanare il soggetto, il quale con un movimento improvviso e fulmineo lo colpiva al fianco». Il 17enne lo ha fatto finire ricoverato all’ospedale Papardo in prognosi riservata dopo una lunga operazione per un colpo di coltello all’addome, e il gip Calabrò non ha dubbi a configurare nell’evento l’ipotesi del tentato omicidio aggravato.
«Le sopra descritte emergenze indiziarie - scrive infatti il gip -, consentono di configurare a carico dell’indagato minorenne un quadro di gravità indiziaria con riferimento al delitto di tentato omicidio aggravato. Le dichiarazioni della persona offesa e dei suoi amici, unitamente ai dati emersi dalla visione delle immagini estrapolate dalle telecamere, sovrapponibili a quelli dichiarativi, a riprova della piena attendibilità, consentono di ritenere che..., per motivi futili, abbia posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di... . La dinamica dell’azione, avviata unilateralmente e repentinamente dall’indagato ai danni di persone disarmate, l’impiego di uno strumento da punta e da taglio penetrato in profondità nei tessuti in una parte anatomica dove sono presenti organi vitali, la forza e precisione con cui è stato inferto il fendente, che ha provocato una grave emorragia interna che ha posto la persona offesa in pericolo di vita e ha richiesto un intervento chirurgico in emergenza, consentono di ritenere infatti la piena adeguatezza causale e l’attitudine della condotta a determinare una situazione di pericolo attuale e concreto di lesione del bene protetto».

Il gip non crede poi alla versione fornita dal minore, che il giorno dopo si è presentato ai carabinieri accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Salvatore Silvestro: «Non può peraltro darsi credito - scrive infatti il magistrato -, alla versione resa dall’indagato nel corso delle sue dichiarazioni spontanee, allorché verosimilmente aveva la certezza di essere stato identificato. Sul punto si osserva che uscendo dall'antibagno, ... si avvicina al gruppo di ragazzi giá con il coltello in mano e aggredisce per primo; non risulta che prima di quel momento vi fosse stata alcuna aggressione all’indirizzo dell’indagato, ma solo una rimostranza verbale per il comportamento tenuto in bagno, allorché... si allontana dal locale, immediatamente dopo l’accoltellamento, non si presenta dolorante e malconcio, anzi ostenta un’assoluta tranquillità, si sofferma a salutare, deambula perfettamente e, senza alcuna difficoltà, si piega e rialza per oltrepassare la corda posta a chiusura dell’ingresso, oltrepassa agilmente la pista ciclabile e si dirige in modo spedito dall’altra parte della strada allontanandosi».

«Se ne deve concludere - afferma poi il gip -, che l’azione offensiva sia partita proprio da..., che, a fronte della rimostranza dal gruppo di amici per l’atteggiamento inurbano tenuto dall’indagato nel bagno delle donne, ha ritenuto di reagire aggredendo in un primo momento lo... (il fidanzato della ragazza che si trovava in bagno, n.d.r.), colpito al collo con la mano sinistra. L’azione aggressiva ai danni dello... (il fidanzato della ragazza che si trovava in bagno, n.d.r.), certamente ancora in divenire, veniva interrotta dal... (l’amico che è intervenuto, n.d.r.), che spingeva l’indagato all’evidente fine di allontanarlo dall’amico cardiopatico aggredito. L’indagato, per come chiarito dalla persona offesa, cadeva quindi a terra seduto... e, allungando il braccio destro e la mano destra in cui teneva un coltello aveva colpito repentinamente al fianco sinistro il..., il quale pochi istanti dopo, nel mentre effettuava le sue rimostranze verbalmente (lo si vede gesticolare), si rendeva conto di sanguinare».

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