Gli anestesisti, in un ospedale, sono figure chiave. A loro sono affidate le emergenze, tutte le emergenze. Ma quando è il loro stesso settore ad essere in emergenza, che succede? Al Policlinico sono due le unità operative di anestesisti, quella di Rianimazione e quella del Servizio di anestesia. La prima per il 95% è di fatto dedicata Covid, oltre a quattro posti letto del Padiglione H, per le sale operatorie di chirurgia vascolare e chirurgia toracica. Tocca all’unità operativa del Servizio di anestesia, dunque, dover coprire tutto il resto: le sale operatorie e le guardie di emergenza. In totale si parla di decine di operatori, che però in un ospedale come il Policlinico finiscono per non bastare mai. Oltre a garantire l’attività operatoria di elezione, e quindi di routine, il servizio di anestesia garantisce anche le urgenze. Le guardie sono operative per tutto l’arco della giornata ed in particolare, nei giorni feriali, sono tre gli anestesisti in servizio: uno per tutte le sale operatorie, uno per le emergenze da pronto soccorso o territoriali (cioè nei reparti) e uno per le emergenze materno-infantili (pediatria e ostetricia). Il problema si manifesta soprattutto la notte e nei giorni festivi, quando da tre gli anestesisti diventano due: qui si “fondono” in un’unica figura l’anestesista dedicato alle emergenze e al materno-infantile. «Ma se abbiamo un arresto cardiaco e ci chiamano contemporaneamente per un parto cesareo – spiegano alcuni anestesisti, che preferiscono rimanere anonimi –, o il collega che gestisce le altre sale operatorie sopperisce (sebbene non gli competa), oppure si crea un vuoto».
Vuoto che si crea, a volte, a prescindere: «Un servizio, ad esempio, come la parto-analgesia, la classica epidurale in caso di parto naturale durante il travaglio, da dodici anni dovrebbe essere garantita perché rientra nei Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndc), ma di fatto non si fa, perché priorità viene data, ovviamente, all'emergenza». E poi c’è tutto il resto: turni massacranti; più notti nella stessa settimana (specie in periodi di ferie), il più delle volte non seguite da giorni di recupero (un obbligo); assenza di locali fissi (a differenza della Rianimazione), con un ex stanzino per il direttore chiuso con pannelli in plexiglass e senza computer, spogliatoi chiusi per lavori. Col risultato che chi è di guardia non ha una stanza, e di aria condizionata o riscaldamento nemmeno a parlarne, mentre decine di anestesisti si cambiano in nemmeno quindici metri quadrati, spesso contemporaneamente. Le divise? Fai da te. Compreso il lavaggio. Quando si dice emergenza.
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