Il “dossier” è in via di completamento. Candidarsi a “Capitale della Cultura” (si punta all’anno 2026 o al 2027) non è uno “scherzo”. L’iter è complesso, ci vuole innanzitutto un progetto credibile, che possa sbaragliare l’agguerrita concorrenza, composta ogni anno da tante città italiane che ambiscono a quel prestigioso titolo e non solo. Perché “Capitale della Cultura” significa ricevere un contributo milionario dallo Stato e attrarre investimenti notevoli da parte di enti pubblici e di privati, a sostegno delle iniziative promosse dal Comune per tutto l’anno. Tutte le città che lo sono state, a livello europeo e italiano, ne hanno tratto grandi benefici (come sta accadendo, per esempio, a Procida, l’isola che è stata proclamata “Capitale della Cultura” del 2022). L’Amministrazione Basile, con il sindaco in testa, e con gli assessori alla Cultura, Enzo Caruso, agli Spettacoli, il vicesindaco Francesco Gallo, alle Politiche giovanili, Liana Cannata, e alla Programmazione dei fondi europei, Carlotta Previti, a far da coordinamento con il resto della Giunta e delle istituzioni cittadine, punta moltissimo su questo obiettivo. E il progetto “Capitale della Cultura” è già definito. Ma prima bisogna vedere cosa deve fare il Comune sul piano tecnico-burocratico. Intanto, pena l’esclusione dal procedimento di selezione, occorre presentare una manifestazione scritta di interesse alla partecipazione al bando, almeno 48 mesi prima dell’anno in cui si vuol competere. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud – Messina