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L’Ateneo messinese colmerà un gap storico

Mentre si discute ancora sulla classifica del Censis, gli investimenti prodotti negli ultimi anni daranno frutti preziosi nel prossimo futuro. Bankitalia ed ex Riviera, ma non solo. E torna a risplendere il “gioiello” dell’Annunziata

Il prima e dopo della Biblioteca Dicam

Gli investimenti in strutture e infrastrutture sono sempre operazioni complesse. Non siamo nel mondo delle fiabe, non ci sono bacchette magiche. Ma lo sforzo prodotto dall’Università di Messina, in questi ultimi anni, per colmare carenze storiche, è innegabile. E, prima o poi, le varie classifiche nazionali dovranno tener conto dei nuovi servizi e delle nuove opere che verranno inaugurate in un futuro prossimo.
Gli investimenti più importanti fatti dall’Ateneo riguardano l’acquisizione del Palazzo di Bankitalia, in piazza Cavallotti (e prima ancora quello delle Poste di piazza Antonello), i progetti di restyling di aule e facciate ai Poli universitari di Papardo e dell’Annunziata, e ovviamente, ultima in ordine di tempo, la decisione di rilevare l’ex Hotel Riviera, aprendo il cantiere della riqualificazione dopo decenni di degrado e di abbandono. In quell’edificio che stava letteralmente cadendo a pezzi, fervono già i lavori che trasformeranno i locali del vecchio glorioso albergo di viale della Libertà in residenze per studenti, colmando anche su questo fronte un “gap” strutturale che incide moltissimo sulle valutazioni complessive dei Report degli Istituti di ricerca, come ad esempio il Censis. Basta pensare che Unical, l’Università della Calabria, è sul podio dei grandi Atenei italiani proprio perché con il suo “campus” offre alle studentesse e agli studenti, anche fuori sede, servizi di alto livello.
E tra le opere avviate e realizzate vi è anche la ristrutturazione di uno dei simboli dell’architettura universitaria messinese, la sede della Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia, oggi Dicam (Dipartimento civiltà antiche e moderne). Un gioiellino progettato da uno dei più famosi architetti italiani, il milanese Ludovico Barbiano di Belgiojoso (morto nel 2004), insieme con un altro professionista di grande fama, il prof. Carlo Rusconi Clerici e l’ingegnere messinese Aldo D’Amore (scomparso esattamente un anno fa, il 12 luglio 2021, a 92 anni).

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