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Università di Messina ultima? "Ma non è così..."

Il direttore del Dipartimento di Economia Michele Limosani sulla classifica Censis dei grandi Atenei italiani. Il dato che fa crollare Messina in coda riguarda l’occupabilità, cioè il contesto territoriale: «Come si può paragonare la nostra realtà con quella di Pavia? Però, su alcuni fronti si deve migliorare»

Le classifiche vanno sempre prese per quello che sono: strumenti utili all’analisi e alla riflessione, non testi sacri rivelati a cui credere ciecamente. E quella del Censis sulle Università italiane è stata, come ogni anno, il frutto di un intenso e serio lavoro di ricerca, che fotografa in maniera realistica la situazione degli Atenei, statali e non, nel nostro Paese. Messina si è ritrovata ultima, perdendo cinque posizioni, nella graduatoria dei grandi Atenei statali. È un giudizio troppo severo o rispondente alla realtà?
Il prof. Michele Limosani, direttore del Dipartimento di Economia e tra i più profondi conoscitori delle dinamiche che stanno anche dietro alla redazioni di tali classifiche, ha le sue risposte. «Giova innanzitutto ricordare che il Censis – esordisce Limosani – propone le sue graduatorie dividendo gli Atenei per dimensioni e cioè per numero di studenti iscritti. Sono molti i commentatori che hanno espresso dubbi su tale pratica, sugli algoritmi utilizzati e sull’effettiva capacità di queste classifiche di cogliere ciò che aspirano a misurare. Decidere quale sia l’Ateneo migliore in assoluto è indubbiamente un problema complesso e di difficile risoluzione, che farebbe venire più di un capello bianco a qualsiasi economista o statistico».
Un’operazione complessa, dunque, ma che sta bene ovviamente a chi viene premiato, a chi scala posizioni, a chi si trova ai vertici della graduatoria. Limosani ribadisce che «il Censis pesa gli Atenei italiani sulla base di sei dimensioni: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio, livello di internazionalizzazione, comunicazione e occupabilità». E questo è stato detto e scritto. «L’Università di Messina – aggiunge il docente ed economista – ottiene risultati non disprezzabili tra i grandi Atenei italiani per le borse (decima su 19), servizi (tredicesima) e strutture (undicesima); mentre invece va molto male in termini di comunicazione (diciottesima), internazionalizzazione (diciasettesima) e occupabilità (ultima in assoluto). Quest’ultima dimensione, in particolare, sembra penalizzare l’Ateneo di Messina nella classifica generale, visto il ridotto punteggio, appena 66 punti.

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