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La Regione: "Via i vertici del Cas, decadenza del CdA". Dietro le quinte lo scontro politico

Il dirigente generale, Fulvio Bellomo, avvia la procedura per rimuovere il Cda. La risposta del presidente del Consorzio, Restuccia: «Siamo sereni, abbiamo rispettato la legge». E l’assessore Marco Falcone si chiude a riccio.

È un braccio di ferro che apparentemente oppone la Regione al Consorzio Autostrade Siciliane. In realtà a Palermo, dietro le quinte, si sta consumando l’ennesimo capitolo di una faida politica che si riverbera sulla gestione del Cas. Solo che non si tratta più di dispettucci, ma di uno scontro in cui la Regione sconfessa e delegittima i vertici del Consorzio, gli stessi esaltati con toni trionfalistici dall’assessore Marco Falcone e dal governatore Musumeci. E che la corda si sia rotta lo dimostra l’ultima lettera firmata dal dirigente generale del Dipartimento delle Infrastrutture, Fulvio Bellomo, il quale ha notificato - al consiglio direttivo, al direttore generale, al collegio dei revisori dei conti ed all'assessore alle Infrastrutture Marco Falcone - l'avvio della procedura di decadenza del consiglio di amministrazione.
Il motivo? Il Cas ha adottato una delibera del conto consuntivo che, come scrive il dirigente regionale, «appare viziata per incompetenza». Inoltre «il documento contabile è privo del parere del collegio dei revisori». In particolare, scrive Bellomo, sarebbe stato varato «in violazione della legge regionale n. 47 dell'8 luglio 1977 ed in violazione dell'art. 9 dello Statuto consortile che attribuisce all'Assemblea dei soci la potestà di deliberare sullo stato di previsione, sul conto consuntivo della gestione presentato dal consiglio direttivo, nonché sul trasferimento di somme da un capitolo all'altro del bilancio».
Svarioni da segnare con la matita blu, secondo Bellomo. Per questo «si procederà, nei termini previsti, all'adozione del provvedimento di decadenza del consiglio direttivo ed alla nomina di uno o più commissari per la gestione dell'ente, per l'immediata adozione del documento contabile e per la ricostituzione dell'organo decaduto».
I prodromi della rottura tra il dirigente regionale e i vertici del Cas hanno alle spalle fasi di tensione crescente sulla conferma del direttore generale, Salvatore Minaldi: una nomina bocciata dalla Regione, ribadita dal Cas e di nuovo stroncata dal dirigente Bellomo. Ma non finisce qui. Perché nonostante il secondo disco rosso Minaldi - ufficialmente in pensione - continua a rimanere in sella e a reggere le redini del Consorzio, con inevitabili conseguenze giuridiche. L’assessore regionale Marco Falcone, il più strenuo difensore del Cas, di solito loquace, non fiata, sintomo di un lacerante imbarazzo, visto che l’affondo contro i vertici del Consorzio è firmato proprio dal dirigente generale del suo assessorato. Chi invece non si scompone è il presidente del Consiglio di amministrazione, Franco Restuccia: «Siamo sereni, abbiamo adottato il documento economico secondo quelle linee legislative seguite negli anni precedenti. E siccome la legge non è cambiata vorremmo capire perché quest’anno non potevano varare la stessa delibera. Su Minaldi andiamo avanti, siamo pronti a sostenere la scelta anche davanti al Tar».
Ma non può bastare. La Regione, infatti, appare affetta da un disturbo bipolare: sponsor sfegatata del Cas e implacabile fustigatrice. Un’oscillazione che potrebbe essere riconducibile alle fibrillazioni della campagna elettorale. E in particolare alla resa dei conti in Forza Italia.

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