Durante la campagna elettorale la questione dei poteri speciali per il Risanamento era stata sollevata a più riprese. Tra i cinque candidati, il più perentorio era stato Maurizio Croce, del Centrodestra, il quale aveva preannunziato che, in caso di vittoria alle elezioni, avrebbe chiesto che l’incarico di commissario straordinario, in attuazione della legge firmata dalla ministra Mara Carfagna, fosse trasferito nelle competenze del sindaco, e non più della prefetta.
Federico Basile, da parte sua, non sembra avere intenzione, almeno per il momento, di chiedere al Governo nazionale il cambio di rotta, e di consegne tra Prefettura e Comune. Ieri mattina, al termine del sopralluogo a Camaro, per constatare lo stato dei lavori di demolizione delle baracche sotto lo storico ponte ferroviario, Basile, anzi, ha espresso la convinzione «che la sinergia istituzionale sia importante per raggiungere i risultati attesi». E poi ha aggiunto: «Grazie alla prefetta per le attività sin qui svolte e che continuerà a svolgere».
Ma è una questione che inevitabilmente si riproporrà nel corso del mandato, anzi già dall’anno prossimo. E il perché è presto detto. La “legge Messina”, o “legge Carfagna”, come è stata chiamata, è diversa dalla vecchia legge regionale 10 del 1990, quella dei famosi (e utilizzati solo in piccola parte) 500 miliardi di vecchie lire che, di fatto, è potuta restare in vigore per oltre tre decenni. La “leggina” nazionale, invece, ha un vincolo temporale ben preciso, quello dei tre anni, entro il quale dovranno essere attuati tutti gli interventi finanziati con i 100 milioni di euro stanziati dal Governo e approvati dal Parlamento.
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