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Messina, la morte di Provvidenza Grassi: chiesta la conferma delle condanne

In appello la tragedia della 27enne volata con l’auto dalla Tangenziale e trovata dopo mesi in una scarpata. Per i tre funzionari che in primo grado furono ritenuti responsabili di omicidio colposo. Iniziate le arringhe difensive, l’ultima udienza fissata a settembre

La conferma delle tre condanne inflitte al processo di primo grado, che vede al centro la triste storia della povera commessa 27enne Provvidenza Grassi, morta tra il 9 e 10 luglio 2013 dopo un terribile volo in autostrada dalla galleria Bordonaro, e ritrovata soltanto il 23 gennaio del 2014 nella scarpata sottostante. È questa la richiesta dell’accusa al processo d’appello che è in corso di svolgimento, ma che ieri mattina a differenza delle attese non si è concluso ed è stato aggiornato al prossimo 28 settembre.
Le condanne per omicidio colposo inflitte in primo grado nel gennaio del 2020 dalla prima sezione penale del tribunale, riguardarono i funzionari del Cas, il Consorzio autostrade siciliane, Maurizio Trainiti e Letterio Frisone (un anno di reclusione) e Gaspare Sceusa (2 anni). Al solo Frisone fu concessa all’epoca la sospensione condizionale. Furono solo tre le condanne, mentre in otto furono assolti dalle accuse tra presidenti, commissari e funzionari del Cas. Si trattava di Calogero Beringheli, ex commissario del Cas, Anna Rosa Corsello, ex commissario del Cas così come Benedetto Dragotta, e poi dell’ex vice presidente ed ex commissario Nino Gazzara, e poi di Nino Minardo, Mario Pizzino, Felice Siracusa, Patrizia Valenti e Matteo Zapparrata. Per Siracusa fu dichiarato il “non doversi procedere”, mentre per gli altri otto l’assoluzione fu con la formula «per non avere commesso il fatto» dall’accusa di omicidio colposo, e dall’accusa di omissione di atti d’ufficio «perché il fatto non sussiste» (da questa seconda imputazione, con la stessa formula, furono assolti anche Trainiti, Frisone e Sceusa).
I giudici di primo grado accordarono poi il risarcimento in sede civile per le varie parti civili tra i familiari della donna, a carico dei tre condannati e del Cas come responsabile civile. E decisero anche una “provvisionale” di centomila euro a testa per Giovanni Grassi e Maria Barrara Pilato.

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