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Sette Stati chiedono il Ponte sullo Stretto, l’Italia nicchia

Il tema rilanciato con forza dal Corriere della Sera: per realizzare il Corridoio Scan-Med vanno eliminati i “colli di bottiglia”. Un’infrastruttura considerata di vitale importanza da Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Germania, Austria e Malta mentre il ministro Giovannini continua a prendere (e perdere) tempo

A rilanciare il tema è stato il Corriere della Sera. Il dato è inoppugnabile: l’Europa ha deciso di rimuovere i “colli di bottiglia” degli snodi continentali, quasi ottomila chilometri dove passerà «il 48% del Pil europeo», per un investimento complessivo che si aggira intorno agli 11 miliardi di euro. E a tornare alla ribalta è quel progetto dell’Unione europea denominato “Scan-Med Corridor”, cioè il Corridoio Scandinavia-Mediterraneo che da Helsinki arriva a Malta. Uno dei nove assi prioritari della Rete transeuropea dei trasporti, il più lungo, quello che unisce Nord e Sud dell’Europa, e il più importante. «Il costo previsto per la realizzazione del Corridoio commerciale è di 11 miliardi – scrive il Corsera –, ma sarà l’Italia a decidere in gran parte il suo destino. Per portare a termine il progetto servono infatti il completamento della galleria di base del Brennero, snodo cruciale con l’Austria, e la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina, un requisito che riapre antichi dibattiti».
E qui la vicenda diventa una commedia dell’assurdo. Nel Corridoio “Scan-Med” sono coinvolti otto Stati: Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Germania, Austria e Malta ritengono necessaria, anzi indispensabile, la realizzazione del Ponte tra Sicilia e Calabria, mentre l’Italia, il Paese che dovrebbe ospitare la grande infrastruttura, e che avrebbe tutti i benefici economico-finanziari, perdura in un atteggiamento che definire poco comprensibile è un eufemismo.

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