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La mafia a Messina: dal clan Spartà al clan Galli-Tibia. Ecco come è divisa la città

Una città che si conferma ancora una volta “cerniera mafiosa” tra la Cosa nostra siciliana e la ’ndrangheta calabrese, soprattutto nel traffico di stupefacenti. E un territorio molto vasto in provincia, dove le organizzazioni criminali sono più radicate e cruente di quelle del capoluogo, che invece rimangono sempre sedute intorno allo stesso tavolo d’affari in “pax” tra loro. Sullo sfondo c’è però un innegabile ridimensionamento delle cosiddette “strategie d’insinuazione” dei clan di città e provincia, dovuto alle tante operazioni portate a termine negli ultimi anni da magistratura e forze dell’ordine. È molto interessante l’ultima relazione semestrale della Dia, che nel contesto della “lettura” aggiornata del fenomeno mafioso siciliano dedica come sempre una parte anche a Messina e alla sua provincia.

I Romeo-Santapaola

Nel capoluogo - scrive la Dia -, si registrerebbe l’operatività di una “cellula” di cosa nostra catanese riconducibile ai Romeo-Santapaola capace di coesistere con altri clan di livello rionale che risultano proiettati verso forme più classiche di profitto illecito tra le quali figurano il traffico di stupefacenti e la gestione di scommesse clandestine.

I gruppi

Nella zona sud di Messina segnatamente nel quartiere “Santa Lucia sopra Contesse” risulta egemone il clan Spartà, gruppo criminale attivo e di indole sanguinaria come dimostrano gli esiti della citata attività investigativa “Red drug” conclusa il 18 giugno 2021 che ha consentito di disarticolare una consorteria criminale contigua al citato clan mafioso messinese, nonché operante nel capoluogo peloritano ed in quello etneo con propaggini a Roma e a Pescara peraltro dedita alla commercializzazione di elevati quantitativi di sostanze stupefacenti. Nel centro di Messina il quartiere “Provinciale” è appannaggio del clan Lo Duca attivo nel c.d. fenomeno della “messa a posto” e nel traffico di sostanze stupefacenti. L’attività investigativa che ha coinvolto numerosi affiliati se da un lato ha confermato la presenza “dominante” del clan Lo Duca nel quartiere “Provinciale” grazie al controllo del traffico di sostanze stupefacenti proveniente da Reggio Calabria e delle estorsioni, dall’altro ha appurato la presenza nella zona di altre consorterie precedentemente citate. Quella attiva nel rione “Maregrosso” nel tempo ha gestito mediante una rete di accoliti il controllo della sicurezza nei locali notturni e il traffico di sostanze stupefacenti. L’altra egemone nella zona denominata “Fondo Pugliatti” mediante un’impresa operante nel settore dei giochi e delle scommesse fittiziamente intestata ma di fatto riconducibile al sodalizio in parola ha rimpinguato le casse del sodalizio attraverso i rilevanti introiti derivanti dalla criminale “gestione aziendale” nello specifico settore. Inoltre il capo di quest’ultimo clan si è reso responsabile di scambio elettorale politico-mafioso fornendo sostegno a un politico locale nel corso delle elezioni amministrative di Messina svoltesi il 10 giugno 2018. Nel centro cittadino nel rione “Camaro” pur in assenza di recenti evidenze investigative opererebbe il clan Ventura-Ferrante mentre nel “Mangialupi” risulterebbe operativo il clan Mangialupi (dal nome del rione) sodalizio rappresentato da storiche famiglie e attivo come emerso da pregresse attività investigative soprattutto nel traffico di stupefacenti per l’approvvigionamento dei quali si relazione con i vicini clan calabresi. L’operazione “Dominio” del 2017 ha acclarato l’interesse del citato clan anche per il settore delle scommesse clandestine e del gioco d’azzardo. Altro clan operante nella zona centrale in particolare nel rione “Gravitelli” sarebbe quello riconducibile ai Mancuso sebbene nel semestre non si sia registrato il coinvolgimento di propri affiliati in attività investigative. Nel quadrante settentrionale della città specificatamente nel rione “Giostra” risulta radicato il clan Galli-Tibia avvezzo all’illecita organizzazione di corse clandestine di cavalli nonché al narcotraffico perpetrato in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi. Quello di “Giostra” - conclude la Dia -, è un contesto criminale particolarmente delicato ed in continua evoluzione nel quale in passato si sono registrati violenti episodi delittuosi.

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