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Punto nascita all'ospedale di Sant'Agata Militello, il Ministero passa la palla alla Regione

Il direttore generale del dicastero della Salute chiarisce che la programmazione è in capo a Palermo

«Qualora l’intera domanda del bacino d’utenza fosse stata assorbita dal Punto nascita di Sant’Agata Militello, la struttura avrebbe potuto esprimere un volume di attività superiore allo standard di 500 parti l’anno». Il giudizio netto, a supporto del superamento della soglia minima per la deroga al decreto Balduzzi, è della Direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, che ribadisce «l’autonomo esercizio delle funzioni programmatorie regionali riguardo l’allocazione sul territorio dei Punti nascita necessari a soddisfare il fabbisogno di salute» e «la necessità che sia la Regione Siciliana, già sollecitata, ad esprimersi sulla programmazione della rete dei Punti nascita». La nota, trasmessa al sindaco di Sant’Agata Militello Bruno Mancuso e alla Segreteria del ministro della Salute, è del direttore generale Andrea Urbani, in riscontro ad un confronto dello scorso gennaio in videoconferenza.
Il documento traccia un quadro preciso sull’importanza della struttura santagatese nel bacino nebroideo. «Assumono particolare rilievo il numero dei parti, i tempi di percorrenza rispetto ai Punti nascita alternativi, nonché la presenza di discipline e specialità cliniche in grado di assicurare la sicurezza delle cure per la donna e il bambino», sottolineano gli uffici ministeriali, ricordando la presenza dei reparti di Pronto soccorso, Chirurgia, Cardiologia e Pediatria. Sotto la lente d’ingrandimento i numeri che hanno portato alla sospensione delle attività nel 2019 e al parere contrario alla riapertura del comitato nazionale, con un trend negativo sino ai 310 parti del 2017.

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