«So che io o vado in galera o sono morto». Sono state forse queste drammatiche parole a confermare, più di altre, la gravità del gesto compiuto da Samuele Panarello. Parole che diventano ancora più drammatiche se si pensa che erano rivolte al padre e che a pronunciarle è stato un ragazzo di appena diciotto anni.
Sono tanti i motivi per cui è una brutta storia, quella che precede l’arresto del giovane di Fondo Fucile, effettuato martedì notte dai carabinieri della compagnia Messina Centro. È grave l’accusa, «tentato omicidio», è grave il contesto, descritto nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla gip Tiziana Leanza. È grave anche l’età dei soggetti coinvolti, le dinamiche che sono seguite a quanto avvenuto esattamente due mesi fa, nella notte del 23 gennaio scorso, in pieno centro, nel cuore di una movida solo parzialmente limitata dalle sempre meno stringenti norme anti-Covid.
Quella notte, nel centralissimo vicolo Banchi, la più frequentata delle piazzette tematiche di via Garibaldi, perché animata dai locali più in voga, scoppia una rissa e ad avere la peggio sono due giovani: una ragazza di 20 anni, che riporta una ferita lacerocontusa da taglio alla gamba sinistra, ed il cugino 24enne, ferito molto più gravemente. Entrambi vengono portati all’ospedale Piemonte, ma se la prima se la cava con una medicazione e una prognosi di sette giorni, il secondo viene trasferito al Policlinico, viene sottoposto ad un intervento chirurgico e rimane in prognosi riservata, ricoverato in terapia intensiva, per diversi giorni, con una pericolosissima lesione all’intestino.
Ma qualche giorno dopo scatta la vendetta. «Ambienti del Rione Giostra vicini» al 24enne, scrive il giudice, «iniziavano una vera e propria caccia all’uomo, all’evidente scopo ritorsivo». A nulla serve, infatti, che Samuele arrivi a manifestare platealmente il suo pentimento («a Giostra si è inginocchiato e gli ha baciato le mani»), nel mirino finisce anche il fratello del 18enne. E un colpo di pistola, infatti, viene sparato contro una finestra della casa della nonna dei due, dove vivevano i due nipoti.
Samuele Panarello ha respinto tutte le accuse, davanti al gip Leanza. Il giovane ha pure detto di non essere lui la persona intercettata dai Carabinieri. Il Gip si è riservato la decisione sulla richiesta di domiciliari.
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