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Messina, le sale da biliardo ai prestanome. In appello inflitte dieci condanne

Sentenza della prima sezione penale di secondo grado. Una serie di società sportive dilettantistiche intestate a “teste di legno” per eludere le misure di prevenzione patrimoniale

Si è concluso con dieci condanne rispetto alle quattordici del primo grado il processo d’appello per l’intestazione fittizia di alcune società di biliardo, una vicenda che s’è dipanata tra il 2012 e il 2015 e inizialmente vedeva coinvolti 17 imputati.
Al centro il 63enne Salvatore Naccari, che secondo l’accusa iniziale in più fasi avrebbe intestato fittiziamente a parecchi prestanome alcune società dilettantistiche - la Ariston sas, la Csb Vittorio Emanuele, la Cbs Circolo Vittorio Emanuele e la Csb Luisa -, che si occupavano del gioco del biliardo in città, questo per eludere le misure di prevenzione patrimoniale. Una serie di cariche sociali distribuite tra i vari imputati ma di fatto il “dominus” secondo l’accusa era sempre Naccari.
Il collegio presieduto dal giudice Alfredo Sicuro ha inflitto 10 condanne, 5 ridotte e 5 confermate, deciso un’assoluzione totale e una serie di prescrizioni.

La sentenza d’appello

Riduzioni di pena rispetto al primo grado hanno registrato, grazie alla concessione delle attenuanti generiche: Kristina Jolanta Biesiadecka (un anno e 4 mesi la pena finale); Gabriele Naccari (un anno e 4 mesi la pena finale); Maria Luisa Oteri (un anno e 4 mesi la pena finale); Giovanni Lisitano (un anno e 8 mesi la pena finale); Salvatore Naccari (2 anni e 8 mesi la pena finale). Condanna di primo grado confermata, e pagamento delle spese processuali addebitato, per Oscar Lombardo, Melina Idotta, Giuseppe Cardillo, Antonino Talluto e Danilo Costanzo. A Biesiadecka, Gabriele Naccari, Oteri e Lisitano i giudici hanno concesso la sospensione della pena.

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