Un po’ tutto il mondo della balneazione messinese è in fibrillazione. Il timore è che la prossima possa essere l’ultima estate con l’attuale assetto degli stabilimenti balneari. È una rivoluzione quella che si profila all’orizzonte, una tempesta che potrebbe spazzare via i sacrifici e gli investimenti dei 32 gestori dei lidi cittadini e i 200 dell’intera provincia.
La vicenda
Il consiglio di stato, lo scorso novembre, ha stabilito che va disapplicato il passaggio di una legge dello Stato che prolungava la durata delle concessioni balneari sul demanio al 2033. E questo in quanto in contrasto con una normativa europea ( la oramai nota direttiva Bolkenstein) sui principi di libera concorrenza. In buona sostanza il Consiglio di Stato sollecita il Governo Italiano ad emanare una legge di riforma complessiva del settore che introduca il rilascio delle concessioni demaniali secondo procedure di evidenza pubblica, e stabilisce che le concessioni attualmente rilasciate mantengano la loro validità sino al 31 dicembre 2023. Poi servirà un bando pubblico per la assegnazione. Il 14 febbraio il Governo Draghi ha reso nota una bozza della riforma chiamata a dare concreta esecuzione alla nuova normativa. Sarà discussa con i sindacati che hanno già alzato le barricate e poi andrà in parlamento.
Gli imprenditori dicono “no”
Nel territorio messinese, l’effetto di questo reset sarebbe una mannaia sul capo di chi oggi ha queste concessioni. «E’ un colpo durissimo per la categoria- dice Santino Morabito, presidente provinciale della Fiba, la federazione italiana imprese balneari di Confesercenti–. Non si tratta di difendere privilegi – spiega – la situazione dei singoli imprenditori è diversa rispetto all'immaginario comune. Messina è una realtà paradigmatica di quello che accade nel resto del Paese. Se andiamo a vedere le 32 concessioni demaniali nel Comune, scopriamo che i concessionari sono imprenditori della balneazione che da anni portano avanti la loro realtà che è anche l'unica fonte di reddito che hanno. I grandi imprenditori che fatturano milioni di euro sono una percentuale piccola che si riduce a pochissime aree del Paese. Su 30.000 concessioni saranno poche centinaia e non si trovano certo a Messina. In città la media di fatturato di uno stabilimento balneare è di 250.000 euro e alla fine di 4 0 5 mesi di durissimo lavoro sotto il sole resta un 15% con cui far vivere la famiglia per tutto il resto dell’anno. Avendo avuto certezza nel 2018 di poter avere gli spazi per altri 15 anni, hanno fatto investimenti, mutui e hanno ulteriormente speso energie per rendere più bello il loro stabilimento. E ora come farebbero a far fronte a tutto questo? In molti casi sarebbero costretti a ricomprare la loro stessa concessione».
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