Amam si affida ai fondi del Piano di ripresa e resilienza per tappare qualche buco. Non quelli economici per i quali l’impegno è legato al recupero della grande mole di crediti che si sono sommati negli ultimi dieci anni. Piuttosto quelli concreti che ci sono nella rete idrica della città. I tecnici dell’azienda acque hanno fatto le nottate per arrivare per tempo alla presentazione dell’unico progetto che ogni ente poteva candidare. Ne è venuto fuori uno da 20 milioni di euro che Amam ha affidato all’Ati, all’ambito territoriale idrico, perchè lo presentasse al Ministero delle Infrastrutture. La proposta progettuale adesso sarà valutata ma già nei prossimi due mesi potrebbe arrivare il via libera. Amam li ha chiamati “Interventi di razionalizzazione, efficientamento e riduzione delle perdite delle reti idriche interne di Messina”. La maggior parte dell’acqua che esce dai nostri rubinetti proviene dall’acquedotto Fiumefreddo che trasferisce il liquido dalle pendici dell’Etna ai grandi serbatoi cittadini in 70 km di tubazione. Ma per ogni 100 litri di acqua che arriva in città solo 47 vengono realmente utilizzati e quindi fatturati da Amam. I 53 che mancano sono perdite, quelle reali dovute alle falle nelle rete distributiva cittadina, cioè quella che porta dai grandi serbatoi collinari alle nostre case, e quelle apparenti, cioè legate agli evasori che usano l’acqua ma hanno allacci abusivi. L’obiettivo dell’intervento previsto dal progetto presentato lo scorso 23 dicembre è proprio quello di ridurre le perdite in rete, implementare l’asset management esistente, avviare la distrettualizzazione delle reti, integrare il sistema di telemisura e telecontrollo già esistente sulla quasi totalità delle infrastrutture idriche della città con sistemi di “smart metering” per la lettura dei contatori del nucleo centrale cittadino.
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