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Dramma a Furci Siculo, il medico le diceva: «Si curi in casa». Il Covid uccide una donna di 62 anni

La drammatica storia di un’infermiera di Furci Siculo, affidatasi ad un dottore di Milazzo. La rabbia dei figli, che raccontano tutto. Le era stato detto: «Il ricovero non è necessario. Non era vaccinata perché aveva paura. Suoi pseudo amici No Vax le avevano dato questo contatto». I polmoni collassati in pochi giorni.

Domenico e Dario non riescono a darsi pace. La loro Mariella, moglie e mamma, è stata portata via a 62 anni dal maledetto virus in un modo assurdo, che da lunedì scorso li sta facendo vivere in una condizione di rabbia e dolore, ma che li ha spinti anche a raccontare la loro storia, per evitare che altre persone possano trovarsi nella stessa situazione. La donna, residente con la famiglia a Furci Siculo, aveva scoperto di essere positiva al Covid-19 dopo aver effettuato un tampone in farmacia, ma non aveva informato il medico di famiglia o le autorità sanitarie, tanto che al Comune non risultava tra i contagiati. «Mia madre si è fatta aiutare da un medico della zona di Milazzo che pratica cure ospedaliere in casa – racconta il figlio Dario Ucchino – ma ovviamente non è la stessa cosa, non essendo costantemente monitorata come avviene in un ospedale. Questa persona alla quale si è affidata le diceva che la situazione non era grave e poteva curarsi con l’ozonoterapia e con le iniezioni in pancia, sostenendo che non fosse necessario il ricovero e che anche in ospedale le sarebbe stata somministrata la stessa terapia».

Le condizioni di Mariella Toscano, infermiera al Policlinico, peggiorano con il passare dei giorni e inizia a manifestarsi una polmonite acuta. Sabato 18 il figlio scopre che la mamma è positiva e inizia a chiamare il 118: i sanitari gli chiedono alcune informazioni sul suo stato di salute, lui, non essendo presente, fornisce i recapiti delle persone che si trovano con lei e che dicono di curarla, ma rifiutano di farla ricoverare in ospedale. «Domenica 19 la situazione si è aggravata – prosegue Dario – fino a quando lunedì 20, nel pomeriggio, è precipitata, mio padre ha chiamato l’ambulanza, ma ormai non c’era più nulla da fare, i polmoni erano collassati. Adesso stiamo valutando se procedere legalmente, non si possono illudere le persone che è possibile curarsi a casa contro il Covid quando la situazione è grave».

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