Una sfida ai luoghi comuni. Il Ponte sullo Stretto di Messina come simbolo delle grandi opere della stessa transizione ecologica e come capolavoro architettonico, oltre che come essenziale infrastruttura di collegamento tra la Sicilia e l'Europa, all'interno del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo. Questo il filo conduttore dell'iniziativa promossa dall'Istituto nazionale di Bioarchitettura, l'InBar, presieduto dalla messinese Anna Carulli, che si è svolta a Torino, nella sala Ponti di “Lingotto Fiere”, all'interno di “Restruttura 2021”. Il tema del dibattito tra esperti e architetti di fama internazionale era “Infrastrutture e Pnrr: il Ponte di Messina sì, no... forse”». A patrocinare l'evento diversi Ordini e Fondazioni degli architetti, quelli di Torino, Messina, Padova, Reggio Emilia, Catanzaro e Taranto. Anna Carulli ha coordinato i lavori insieme con l'architetto Gio Dardano del Comitato scientifico InBar e il giornalista Beppe Rovera, conduttore di “Ambiente Italia” su Rai Tre. Tra i relatori, presente anche l'architetta messinese Clarastella Vicari Aversa, la quale ha ribadito che «occorrono scelte concrete per non rallentare o vanificare l'infrastrutturazione e l'importante processo di crescita dell'intero Paese che richiede scelte rapide. Non è più tempo di rimandare».
Tra le relazioni più attese, quelle del prof. Enzo Siviero, già preside della facoltà di Architettura Iuav di Venezia, massimo esperto internazionale nella realizzazione di Ponti, e, via webinar, della professoressa Francesca Moraci, la quale ha studiato gli aspetti urbanistici, territoriali e ambientali connessi alla realizzazione dell'opera e ne ha delineato i contenuti e le strategie.
La presidente di InBar, Anna Carulli, ha sottolineato l'importanza del confronto: «Da Messina a Torino per far conoscere, al di là dello Stretto, l'importanza del Ponte per lo sviluppo economico e trasportistico di tutta l'Italia verso il canale di Suez e la ricchezza economica del mondo, oltre il Mediterraneo di cui Messina è il centro geografico».
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«Un ponte si costruisce perché due sponde si amano - ha dichiarato Enzo Siviero, oggi rettore dell'Università e-Campus di Padova - e l'unico ponte che divide è quello di Messina. Non per valutazioni tecniche ma per una scelta politica, o meglio per una politica che non vuole scegliere. Lo dimostra il fatto che prima si è ipotizzato il tunnel, poi è stato richiamato in causa il progetto a tre campate, dimenticando che dopo gli studi necessari era stato scartato 20 anni fa».
Siviero dirige anche la rivista “Galileo”, alla quale collaborano l'ing. Giovanni Mollica e altri messinesi, che spesso ha dedicato attenzione alla grande infrastruttura. L'obiettivo è far capire al mondo intero che non si tratta soltanto di quei poco più di tre chilometri che dividono Sicilia e Calabria, che il significato del collegamento stabile è molto più ampio (anche se, in ogni caso, collegare un'Isola di cinque milioni di abitanti al Continente dovrebbe essere una priorità nazionale), di portata internazionale, che travalica gli stessi Corridoi europei e che si affaccia, in una fase storica di grandi e decisivi cambiamenti, sulla finestra euromediterranea, proprio lì, tra Sicilia e Nordafrica, tra Occidente e Oriente, dove si giocheranno i nostri destini nei prossimi decenni. «In pochi mesi si potrebbe dare avvio ai lavori sulla base del progetto esistente a campata unica - ribadisce Siviero -, il Ponte sullo Stretto è un'opera di fondamentale importanza». E il progetto, «al di là delle dichiarazioni del ministro Giovannini, esiste già, va aggiornato e attuato».
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