Gabriele Mollica mentre s’avventava su suo padre Pierluigi «era incapace di intendere e volere perché pervaso dall’ideazione delirante paranoidea». Allo stato può essere definito «socialmente pericoloso», non tanto per «il reato commesso quanto per gli atti anticonservativi precedentemente messi in atto». Ed ancora «in atto lo stesso non sembra essere capace di partecipare coscientemente in giudizio».
Sono queste le tre risposte-chiave che in estrema sintesi la psichiatra Roberta Cardia ha fornito nella sua perizia. Un passaggio fondamentale per l’incidente probatorio che prosegue oggi davanti al gip Monica Marino, ennesimo tassello giudiziario nella tragica vicenda avvenuta nell’agosto 2020 a Spadafora nella villa di famiglia, quando l’allora ventenne Gabriele uccise il padre Pierluigi con un numero impressionante di coltellate e si procurò anche gravi ferite di autolesionismo alle mani. Era stata proprio il gip Marino nel novembre scorso ad affidare la perizia alla dott. Cardia, per comprendere meglio tutto il contesto.
Nel novembre scorso il gip aveva accolto infatti la richiesta avanzata dai pm Annamaria Arena e Roberto Conte, i due magistrati che hanno lavorato all’inchiesta con i carabinieri. Nell’atto con cui i due magistrati avevano chiesto al gip l’incidente probatorio c’era una ricostruzione della tragedia sin dai primi momenti di quella notte, quando intorno alle 4 Gabriele prese il coltello e si diresse nella stanza dove dormiva il padre, con l’intento di ucciderlo. Un intento che - secondo i pm - era maturato prima e non quella notte: «Deve ritenersi - scrivono -, che la condotta sia aggravata, oltre che dalla futilità dei motivi dell’agire, anche dalla premeditazione».
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