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Sesso a pagamento in centro a Messina, tre arresti

In un sito per adulti è contenuto un numero di telefono per concordare incontri a pagamento in un appartamento del centro cittadino. Gli investigatori della Squadra mobile lo compongono e riescono a tessere una tela che raffigura uno scenario proibito: un’attività di meretricio portata avanti da un sodalizio criminale, composto da tre persone: Giuseppe Calapai, messinese di 38 anni; e i colombiani Maria Yamileny Cordero Gonzalez e Jesus Alberto Ramirez Gonzalez, rispettivamente di 43 e 29 anni. Indagati del reato di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, per loro si sono aperte le porte della prigione di Gazzi. Le misure di custodia di massimo rigore, firmate dal gip Simona Finocchiaro, le hanno eseguite gli agenti della Squadra mobile, al culmine di investigazioni «in epoca prossima e antecedente al mese di giugno 2019, con condotta tuttora permanente». Un lavoro meticoloso quello coordinato dall’Ufficio inquirente guidato dal procuratore Maurizio De Lucia.

L’indagine, chiamata “Seguimi”, trae origine da specifici servizi finalizzati al contrasto della prostituzione in abitazione, che negli ultimi tempi ha assunto in riva allo Stretto dimensioni di una portata consistente. Nello specifico, nel corso del monitoraggio di internet e di alcuni social, i poliziotti hanno riscontrato condotte illecite e drizzato le antenne. I successivi controlli sulla titolarità di alcuni stabili e sugli intestatari di diverse utenze telefoniche, nonché gli accertamenti sul territorio, hanno consentito agli uomini della Mobile di scoprire un sodalizio criminale, stabilmente organizzato e dalla connotazione “imprenditoriale”, che lucrava sul corpo delle ragazze.

I promotori individuati in Ramirez Gonzalez e Calapai, i quali reperivano giovani straniere e transessuali al fine di “vendersi” in appartamenti di via Carlo Botta, via degli Abruzzi e via Fata Morgana. Si facevano carico, poi, dei lavori di manutenzione degli immobili e stabilivano il canone di affitto da corrispondere. Il messinese, inoltre, pubblicava annunci per conto delle donne, ricevendo un compenso per il suo interessamento; si attivava per migliorare le condizioni del “luogo di lavoro” (ad esempio facendo installare un condizionatore, inviando operai per risolvere problemi all’impianto fognario); prendeva “in carico” le ragazze che giungevano a Messina e si occupava di ogni loro necessità. I due si avvalevano della collaborazione di Cordero Gonzalez, che risultava, di fatto, la “tenutaria” delle case a luci rosse, ossia colei che curava, previo loro “reclutamento”, l’avvicendamento delle ragazze, provvedeva alle pulizie, teneva i rapporti con i clienti e riscuoteva i canoni d’affitto.

Tutto è nato da una verifica della Squadra mobile sul motore di ricerca Google, riscontrando che un’utenza telefonica era associata al sito “escort-advisor” che pubblicizzava piacevoli tête-à-tête con una donna chiamata “Stella Ardente” in un alloggio di via Carlo Botta. Quindi, si è scoperto che il numero era intestato a una colombiana cinquantanne. Installate alcune telecamere all’ingresso dell’appartamento, dalla visione delle immagini la polizia ha notato un notevole flusso di uomini, nonché il passaggio periodico di diverse donne. Sono stati quindi sentiti a sommarie informazioni tre “clienti”, che hanno raccontato di aver notato sul sito web “Bakeka incontri” un numero telefonico e, dopo averlo contattato, di essersi recati nell’abitazione in questione dove, previo un compenso di denaro, avevano consumato rapporti sessuali. Agli atti risultano, tra le altre cose, alcune intercettazioni tra prostitute e frequentatori. Come quella tra Nena e Salvatore. Quest’ultimo dice: «Devo fare il numero?».

23La donna risponde: «Sì amore... Marta 1002». È il codice corrispondente al nome sul citofono di uno stabile. Il costo della prestazione? Cinquanta euro. Tra le squillo figurava anche tale Disney, che “esercitava” in casa alla presenza del figlio minore, di un bambino che veniva lasciato da solo nei momenti intimi. Circostanza che allarmava Calapai, come si evince da una discussione (captata) con Alex, ossia Jesus Alberto Ramirez Gonzalez: «È pericolosa veramente... se lì ha intenzione di tenere il bambino è molto pericoloso... ma lei quella casa non la vorrà lasciare mai... io gli faccio sta proposta (di cambiare casa, ndc), ma io penso che lei mi dice di no».
Calapai, difeso dall’avocato Nino Cacia, «oltre a gestire unitamente a Maria Yamileny Cordero Gonzalez e Jesus Alberto Ramirez Gonzalez detto Alex, l’attività di meretricio nelle abitazioni di via Carlo Botta e di via Fata Morgana, concedeva in affitto l’abitazione di sua proprietà, sita in via degli Abruzzi, a numerose trans e prostitute che ivi vi esercitavano l’attività di prostituzione, nella piena consapevolezza» di ciò «che le sue ospiti sarebbero andate a svolgere», si legge nell’ordinanza firmata dal gip Finocchiaro. E «quando i guadagni delle donne o dei trans ospitati nell’abitazione di via Abruzzi erano insufficienti a coprire il costo dell’affitto Calapai si offriva di condurle a domicilio dai clienti».

Sulle due utenze a lui intestate e da lui usate, evidenziati 478 contatti. Fra le due utenze di Calapai e Cordero Gonzalez registrati 391 contatti. Fra quella intestata a Ramirez Gonzalez e quella intestata a Cordero Gonzalez registrati 834 contatti. Un “giro” niente male.

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