Entra nel vivo la collaborazione tra l’Università e la Casa circondariale di Gazzi con il progetto “Liberi di essere Liberi” che mira a favorire lo sviluppo di un cammino verso la risocializzazione dei detenuti. Si tratta di un nuovo tassello di un percorso già avviato dall’associazione “D’Arteventi”, presieduta da Daniela Ursino, direttrice artistica del “Piccolo Shakespeare”, una realtà interna al carcere di Gazzi, nata grazie al sostegno della Caritas, finalizzata a riabilitare i detenuti attraverso il teatro.
“Liberi di essere Liberi” nasce dalla collaborazione con l’Ateneo che è il maggiore centro di formazione della città e ha già avuto un momento importante qualche mese fa quando, in occasione della presentazione del progetto, sul palco del teatro “Piccolo Shakespeare”, si sono ritrovati i direttori dei più importanti teatri italiani come “La Scala” di Milano e il “Piccolo” assieme a rappresentanti dell’istituzione penitenziaria, del ministero della Giustizia e dell’Università. Un ulteriore passo in avanti del progetto prevede il coinvolgimento degli studenti delle facoltà di Scienze politiche e giuridiche per fare in modo che i futuri operatori della giustizia possano conoscere sotto una visuale diversa il mondo e la comunità carceraria ed avere una prospettiva di valutazione più ampia che vada al di là di quello che appare nel fascicolo di ogni detenuto. In questo percorso un ruolo importante è giocato da attori, registi, artisti che si interfacceranno con gli studenti e i detenuti. Saranno delle vere e proprie esperienze nel mondo del teatro vissuto a 360 gradi, che diventa un veicolo per ridurre distanze e aprire i detenuti alla città e viceversa.
«Bisogna capire quanto il teatro possa creare unione e portare il dentro bello», dice Daniela Ursino in occasione della presentazione dell’iniziativa nell’Aula magna del dipartimento di Scienze Politiche e giuridiche. «La convenzione per l’Università è un motivo di grande soddisfazione», sottolinea Giovanni Moschella, prorettore vicario. «La detenzione – aggiunge – è uno strumento importante, ma tutte le forme devono essere volte al recupero della persona». Sul principio di fratellanza, non solo in senso religioso ma anche secolare, si è soffermato Mario Calogero, direttore del dipartimento. L’iniziativa che coinvolge gli studenti è stata salutata positivamente anche da Angela Sciavicco, direttrice della Casa circondariale di Gazzi e Francesca Arrigo, presidente del Tribunale di Sorveglianza. «Mi fa piacere parlare della realtà carceraria per iniziative positive», afferma la direttrice del carcere. La presidente Arrigo ha sottolineato come per i detenuti il confronto è importante «anche per comprendere, riflettere e vedere diversamente il reato». Ha, poi, spiegato che i risultati di quanto questi percorsi finiscono nella relazione che il carcere manda al Tribunale di Sorveglianza che valuta tutti gli aspetti per avviare percorsi alternativi alla detenzione: «L’aspetto rieducativo – ha concluso – non è l’unico da valutare ma è sicuramente illuminante per l’inserimento del detenuto nella società». Incisivo e puntuale l’intervento della giornalista Elisabetta Reale, voce narrante del progetto. Ha evidenziato la particolarità del carcere di Gazzi che ha un vero e proprio teatro il cui palco è conosciuto da artisti nazionali e internazionali. Ha parlato anche dell’impegno dei registi Giampiero Cicciò e Tindaro Granata, dell’aiuto regista Antonio Previti, e dell’attore Pippo Venuto, tutti artisti messinesi «che hanno dato cuore e anima al progetto». Sono intervenute anche le professoresse Lucia Risicato e Annanaria Citrigno. Si inizia, dunque, oggi pomeriggio con un laboratorio teatrale su uno spettacolo “E allora sono tornata” dedicato alla cantante Mina, tratto dal disco con Ivano Fossati, coordinato dal regista Tindaro Granata. Per studenti è l’occasione di diventare attori di nuove storie da costruire grazie alla magia del teatro. Testimonial del progetto l’attore Lino Guanciale che ha inviato un video con uno speciale in bocca al lupo.
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