La definizione è di recente forgia: “Attraversamento dinamico”. Un’espressione marchiata cinquestelle, in forte contrapposizione a quel “collegamento stabile” da spostare avanti nel tempo. All’infinito. Un’antitesi che fa balzare alla mente la differenza tra Statica e Dinamica. La prima studia corpi e forze in equilibrio, la seconda le cause che ne determinano il movimento.
Ed ecco che il settore dei Trasporti scomoda la Fisica e una sua branca. Così, oggi, le due parti della Meccanica entrano in gioco nel dibattito inesauribile sugli “strumenti” per varcare lo Stretto: infrastruttura “stabile” il Ponte, “dinamiche”, invece, le unità navali. Pero’, si potrebbe ribaltare tutto: Ponte come attraversamento “dinamico”, visto che sarebbero (chissà quando) le auto e i treni a muoversi da una sponda all’altra, e collegamenti marittimi “statici”, poiché i mezzi gommati e quelli su rotaia rimanevano, rimangono e rimarranno fermi durante il passaggio dalla Sicilia alla Calabria e viceversa.
Ma l’importante, nel campo della Mobilita’, è garantire il diritto che l’accompagna. Un diritto calpestato per lunghi anni e che forse lo spauracchio del Ponte ha contribuito a riproporre. “Eppur si muovono”, pendolari e turisti, se li vedesse Galileo. Devono potersi muovere. La terza via, l’attraversamento a nuoto, non è ancora contemplata. Tranne in gare e competizioni
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