Bisogna accontentarsi? Accettare le elemosine di Stato e continuare a cantare la canzoncina dell’”aspetta e spera”? O, addirittura, esultare per gli impegni assunti da Roma nei confronti dell’Area dello Stretto?
Stiamo ai fatti. È stato annunciato, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), uno stanziamento di ben 2 miliardi 100 milioni di euro per i porti italiani, dei quali 1,47 miliardi «per lo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici; 700 milioni «per l’elettrificazione delle banchine (cold ironing) che consente di ridurre le emissioni inquinanti delle navi che sostano nei porti»; 390 milioni «per l’aumento selettivo della capacità portuale»; 250 milioni «per la realizzazione dell’ultimo-penultimo miglio ferroviario o stradale»; infine, 50 milioni «per l’efficientamento energetico».
Quando è venuto a Messina il viceministro dei Trasporti Giancarlo Cancelleri, è stato ribadito che complessivamente arriveranno nello Stretto circa 500 milioni di euro, tra fondi destinati ai porti e risorse per l’ammodernamento e il potenziamento della flotta navale, sia quella in capo alle Ferrovie dello Stato sia quella degli armatori privati. In realtà, se parliamo di cifre reali, in questo momento vi sono 37 milioni destinati all’Autorità di sistema portuale dello Stretto e oltre 100 spartiti tra Gruppo Fs e società di traghettamento private.
L’attraversamento “dinamico” dello Stretto, per ora, si riduce a un tentativo di rendere un po’ più veloci i mezzi che attraversano il braccio di mare tra Sicilia e Calabria e un po’ più “smontabili” i treni, con l’ambizioso (!) obiettivo di ridurre di circa un’ora il tempo di traghettamento per chi è a bordo dei convogli ferroviari che dovrebbero “correre”, come fossero veri Frecciarossa, verso, Napoli, Roma e il Centro-Nord. E gli investimenti sulle banchine portuali rischiano perfino di aggravare il traffico nel centro urbano, almeno fino a quando non sarà completato e pienamente operativo il porto di Tremestieri. In più, come tutti sanno, c’è la beffa del nuovo studio di fattibilità sul Ponte: uno schiaffo all’intelligenza dei siciliani e dei calabresi, l’ennesimo spreco di risorse pubbliche.
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