La sfida politica, oramai senza quartiere, esce dal Palazzo e consuma i suoi effetti sui messinesi. Dopo il voto che ha bocciato il piano tariffario presentato dall’Amministrazione, confermando a Messina Servizi il budget dello scorso anno ( 48 milioni a fronte dei 54 richiesti), Cateno De Luca ha reagito rivedendo i conti dell’azienda partecipata con una serie di tagli che pesano per lo più sulla voce occupazione. Non un fulmine a ciel sereno perché in più occasioni gli assessori Musolino e Previti avevano indicato quel capitolo (vale il 65% del bilancio di Messina Servizi) come il primo a cui si sarebbe attinto per ridurre le spese. E così è stato. Chi sperava che, un’analisi più accurata dei conti potesse portare ad altre sforbiciate, è rimasto deluso. Per garantire che Messina Servizi non chiuda l’anno in passivo e che le nuove voci obbligatorie di spesa ( dalla gestione delle discariche post mortem, al fondo crediti di dubbia esigibilità) siano onorate, l’assemblea del Socio unico della Messinaservizi, cioè il Comune stesso, ha deliberato di adottare «ogni provvedimento necessario per rimodulare la spesa contenendola entro il limite del corrispettivo dell’anno 2020».
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