Un’emozione grandissima, indescrivibile, una di quelle che si ricordano per tutta la vita e che si ha il desiderio di condividere con la propria città. Ersilia Calabrò e Andrea Di Pietro vivono e lavorano a Londra ormai da molti anni ma nella magica notte di Wembley che ha incoronato l’Italia regina d’Europa, hanno avuto la fortuna e la gioia di tifare per gli azzurri, portando allo stadio anche la città dello Stretto. «Ci tenevo a portare con me durante la finale il nome della mia Messina in un giorno così speciale» ha raccontato Ersilia protagonista insieme al compagno Andrea di una emozionante intervista ai microfoni di Salvatore De Maria per Gazzetta del Sud online.
E dopo aver sventolato il suo personale tricolore con su scritto il nome della città dello Stretto durante tutta la sofferta partita è riuscita anche a metterlo nelle mani di Jorginho quando già era campione d’Europa. Immagini immortalate in un video che ha fatto il giro del web. Andrea vive a Londra da 10 anni, si occupa di organizzazione di eventi e fornisce prodotti del made in Italy a ristoranti e alberghi. Ersilia, a Londra da 6 anni, con la sua agenzia d EC Management Comunication Ltd organizza eventi e gestisce i profili Instagram di personaggi famosi. «Stiamo a Londra da tanti anni ma volevamo che la nostra città fosse presente a Wembley quindi è nata l’idea della bandiera con il nome di Messina – spiega Ersilia – che ha sventolato in uno stadio stracolmo di inglesi che si sentivano la vittoria in mano, ci cantavano in faccia, ci deridevano, convinti e prepotenti. Noi italiani, pochissimi, cantavamo con tutto il cuore e tutta la voce possibile. Ci abbiamo sperato e sognato fino alla fine».
«Una vittoria che è stata per noi una grandissima soddisfazione – aggiunge Andrea – gli inglesi ci considerano degli immigrati, ed è stata la nostra rivincita». Per Ersilia è stata un po’ come la metafora di Davide contro Golia: «nonostante i 60 mila tifosi inglesi contro i 6 mila italianai, noi eravamo convinti e sicuri che alla fine avremmo ottenuto la vittoria. Questa mattina ho acquistato, in una Londra deserta e silenziosa, 8 quotidiani inglesi per fare un collage di come viene raccontata la notizia». Una gioia grandissima, non senza alcuni problemi: «Abbiamo assistito agli ottavi e alla semifinale e ci aspettavamo che anche per questa partita ci fossero un numero di posti riservati agli italiani almeno più equo rispetto a quello che realmente è stato. Difficilissimo quindi trovare i biglietti.
Noi abbiamo avuto la fortuna di ottenerli grazie alla nipote di Chicco Evani, che lavora con noi in agenzia. Evani ha seguito sui social il nostro tifo appassionato e ci ha voluto in finale – chiarisce Ersilia – abbiamo atteso a lungo ed eravamo tutti ammassati, perché alcuni tifosi erano riusciti a sfondare un cancello secondario e entrare senza biglietto. Anche all’uscita dallo stadio ho dovuto nascondere tutto per passare inosservata quanto più possibile, perché il terrore di essere presa di mira in quanto italiana era più forte dell’esultare di felicità. Durante la premiazione, in uno stadio semivuoto, non è stato bello vedere i calciatori inglesi levarsi la medaglia, non accettando la sconfitta, un comportamento completamente diverso dal clima che abbiamo respirato invece durante la partita contro la Spagna».
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