Sul suo capo pendeva un’accusa piuttosto grave: violenza sessuale. Ma la Prima sezione penale del Tribunale lo ha assolto, con formula piena, «per insussistenza del fatto». Protagonista un trentacinquenne originario di Taormina, che «con violenza consistente nel palpare i glutei» a una donna e «nell’afferrarle i polsi per indurla a baciarlo, la costringeva a subire atti sessuali». Con l’aggravante che la malcapitata era «in stato di gravidanza». A scagionare l’imputato, difeso dall’avvocato Oleg Traclò, è stato il collegio giudicante composto dal presidente Adriana Sciglio e dalle colleghe Letteria Silipigni e Arianna Raffa. I fatti contestati si riferiscono al 14 giugno 2017, giorno in cui la vittima ha presentato querela ai carabinieri. Si trovava in strada da sola, nei pressi di un torrente: «Mi ha preso le mani, mi voleva baciare... mi ha toccato il sedere», ha raccontato. Però lo ha spintonato ed è fuggita in sella alla sua bicicletta. E ha indicato ai militari anche il nome del molestatore, all’epoca amico del suo fidanzato.
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